a cura di Alessandra Broglia

Un’altra patologia della quale si sente molto parlare, con conseguente chiusura e in particolare sul territorio laziale, di aree verdi nella zona della via Cassia, come il parco dell’Insugherata. Si è parlato dell’abbattimento dei cinghiali, più volte avvistati nella provincia di Roma, come il lago di Castelgandolfo e zone urbane della Capitale. Un provvedimento della Regione Lazio, per ora valido fino al 31 agosto. Un contagio che si sta allargando, tentando di contenerlo per scongiuralo tra i suini, anche per tutelare gli allevatori e il settore alimentare ad esso collegato.

Come di consueto ci affidiamo alla consulenza del nostro esperto di riferimento, il dottor Mauro Berta, membro del comitato scientifico per la dermatologia di Ambimed Group Milano network in Travel and Tropical Medicine Italia e del Centro di Ricerca Scientifica Biochimica, Nutrizione e per la medicina tropicale D. Carrion, Facoltà di Medicina, Univ. Nacional Mayor de S. Marcos – Lima.

D: Come mai, come molte persone si chiedono, sono arrivate queste patologie originate da animali?

R: La gente è rimasta suggestionata dal covid-19, si diceva trasmesso da pipistrelli, poi dal pangolino, ecc. È importante ricordare che da secoli abbiamo malattie dette zoonotiche. Con questi passaggi di specie siamo in un’epoca nella quale il cosiddetto spillover è una cosa molto comune, ma questi salti di specie sono sempre avvenuti.

D: Nel caso della peste suina?

R: È una malattia trasmessa dai cinghiali, che ha colpito molto regioni come il Piemonte e la Liguria circa 120 casi in questi ultimi giorni, nel Lazio siamo a meno di dieci, ma questa patologia è nota in Italia dal 1978, perché interessava la regione Sardegna. Il virus fa parte dell’ordine Asfuvirales, la famiglia è delle Asfarviridae e il genere Asfivirus. Nei cinghiali provoca febbre, difficoltà di respirazione, secrezione oculo-nasale, perdita d’appetito, debolezza, in particolare di tutta la parte posteriore delle zampe, cui consegue una caratteristica andatura incerta del suino. A tutto ciò si uniscono emorragie interne e alle zone dei fianchi e alle orecchie. Purtroppo il decesso dell’animale avviene in 10 giorni.

D: Qualche esemplare riesce a sopravvivere, in caso affermativo con quali conseguenze?

R: I pochi che riescono a superare questa malattia, si è visto che sono portatori del virus per oltre un anno, pertanto con conseguente rischio enorme. Immaginate che possono essere colpiti i maiali. Oggi non è trasmissibile all’uomo, però bisogna mettere un punto interrogativo; chi dice che non possa avvenire uno spillover?

D: Sarebbe possibile una remota trasmissibilità in animali domestici, come il cane o il gatto per poi passare all’uomo?

R: No, è tipica dei suini, ma se avvenisse il salto di specie creerebbe delle varianti, e potrebbe farlo. Bisogna tenere presente il fattore degli alimenti, abbiamo parlato dei cinghiali, ma i maiali sono comunque i più consumati, con tutta la tipologia alimentare che ne consegue. Potrebbe essere un contraccolpo industriale e commerciale notevole; considerazioni che abbiamo fatto anche con colleghi veterinari, visto il consumo di cibi legati ai suini. La particolarità di questo virus ha destato preoccupazione tra la gente, poiché sono usciti degli articoli che parlavano di questi asfivirus, responsabili della peste suina africana. Resistono in ambiente esterno cento giorni, all’interno addirittura dei salumi, nonché alle temperature. Finora però il contatto avviene tra animali infetti oppure con la puntura di vettori. Qui è il rischio perché se si formano delle varianti, siccome sappiamo che alcuni vettori come le zecche, sono portatrici di rickettsiosi e malattia di Lyme; poiché se ci si siede su un prato dove sono stati dei cani e le zecche si trovano in quell’area, rischiamo una di queste patologie. Quindi se ci fosse possibilità di uno spillover sarebbero le zecche il vettore verso l’uomo? Un’attenzione particolare è bene che la adottino gli allevatori, i maiali devono essere controllati e se necessario abbattuti, poiché anche all’interno dei salumi, il virus resiste cento giorni, per poi arrivare nei supermarket. Non a caso è diminuita la vendita di salumi, in particolare dei salami.

D: In conclusione quali attenzioni è bene adottare?

R: La malattia è tipica dei cinghiali e dei maiali, è trasmissibile tra di loro, oppure da una zecca infetta che può fare da vettore. Non possiamo sapere le possibilità di un passaggio all’uomo e non esiste vaccino. È importante comunque non lasciare i rifiuti alimentari che attraggano i cinghiali, specie nei centri urbani, poiché anche in un remoto quanto improbabile spillover, bisogna tenere lontano questi animali. Per questa patologia la situazione, al momento è tranquilla.

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Sab 11 giugno 2022 alle 15:16
Autore: Redazione PN
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