A cura di Alessandra Broglia

Con il crollo dell’effettuazione dei tamponi, si è evidenziato che il COVID-19 ha una bassa possibilità di essere diagnosticato. Torniamo a parlare di questo virus, non abbassando la guardia, grazie alla consulenza del nostro esperto, il dottor Paolo Meo, specialista in medicina tropicale e malattie infettive, nonché direttore della Clinica del Viaggiatore Cesmet, in Roma.

Quali nuovi studi, sono stati effettuati?

Mi soffermo su un gruppo di ricercatori inglesi, i quali in due progetti distinti, ovvero il “C-MORE legato alle risonanze magnetiche” ed il “Post-hospitalisation COVID-19 study (PHOSP-COVID)” ha studiato una parte di pazienti, dimessi dall’ospedale per COVID-19.  Il primo studio, effettuato su risonanza magnetica, ha coinvolto 531 pazienti; il secondo, clinico post-ospedaliero, con lo studio dei sintomi e della situazione clinica, ne ha coinvolti 2710.

Quali evidenze sono state individuate?

L'indagine statistica ha evidenziato pazienti con età media di 57 anni (61 percento maschi e 39 percento femmine), con tampone positivo per Covid tra il primo marzo del 2020 e il primo novembre 2021. Le loro condizioni cliniche sono state messe a confronto con un gruppo di controllo, i cui partecipanti non avevano avuto la malattia COVID-19. In questi soggetti sierologicamente non si evidenziava nessuna risposta anticorpale alla proteina nucleocapside del SARS-CoV-2. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche nucleari per confrontare lo stato delle lesioni organiche, rapportate allo stato di salute.

Con quali risultati?

L’evidenza è stata che i pazienti ricoverati per COVID-19, i quali avevano mostrato sintomi persistenti dopo l'infezione per oltre cinque mesi, hanno presentato un rischio elevato di danni a diversi organi. Dalla ricerca si è evinto che i ricoverati per COVID-19 acuto, i quali hanno sofferto e continuano a soffrire di Long Covid hanno una elevata probabilità di presentare lesioni organiche multiple. In particolare ai polmoni, ai reni ed al cervello.

Quindi con sintomi che possono interessare anche altre aree del corpo?

Sì, non coinvolgendo solamente la sfera respiratoria ma costituendo una serie di sintomi anche renali e cardiologici, e soprattutto neurologici, caratterizzati dalla “nebbia cerebrale” e soprattutto da un forte affaticamento. Questi sintomi possono perdurare nel tempo, anche per anni, nei casi più gravi. Molti dei pazienti studiati presentano un’evidente compromissione della qualità della vita con ripercussioni nella sfera familiare, scolastica, lavorativa e sportiva.

Quali pazienti possono essere più a rischio?

Per il fenomeno delle lesioni multi-organo, possono esserlo in misura maggiore gli anziani con un grado di obesità maggiore, oltre coloro che sono portatori di malattie croniche, compreso il diabete. Confrontando a mesi dalla dimissione le risonanze magnetiche nucleari dei pazienti in questione, condotte su vari organi, si evince che il gruppo dei pazienti affetti da COVID-19 ha una maggiore probabilità di presentare danni nei diversi organi interni. I risultati di questo studio mostrano che, nel 61 percento dei pazienti del gruppo COVID-19, erano evidenti alterazioni organiche anche multiple, presenti solo nel 27 % del gruppo di controllo.  Pertanto l'incidenza delle lesioni multiorgano con sintomi, i più diversi, risulta quasi tripla nei confronti dei soggetti sani. Le lesioni ai polmoni si sono dimostrate le più frequenti, circa 14 volte più probabili nel primo gruppo dei pazienti, ma le lesioni al cervello ed ai reni si sono dimostrate da 2 a 3 volte superiori nei soggetti con Long Covid. Bisogna sottolineare che le lesioni ed i sintomi cardiaci ed epatici sono risultate nello studio simili tra i due gruppi di pazienti studiati.

Quali osservazioni conclusive vuole fornirci?

R: È bene riflettere sulla necessità di continuare a proteggere la popolazione dalla circolazione del virus, soprattutto i soggetti più anziani e coloro che sono affetti da malattie croniche diverse. La campagna vaccinale con il nuovo vaccino adeguato alle varianti più recenti ha l’obiettivo di mantenere elevato il livello immunitario nei confronti del virus e di modulare al meglio la risposta infiammatoria successiva all’infezione la quale, come tutti sappiamo, può sempre avvenire anche nei soggetti vaccinati. Impariamo a capire che con il vaccino l’infezione è possibile ma l’organismo ha la capacità di modulare e ridurre al minimo la risposta infiammatoria, che produce danni nell’organismo e la capacità di contrastare con forza la presenza del virus al nostro interno. Ai soggetti sopra i 65 anni ed ai portatori di malattie croniche la raccomandazione di aderire alla campagna di vaccinazione per il COVID-19 e per l’influenza. Consiglio di parlare con il vostro medico e di proteggervi.

Dettagli della ricerca: “Multiorgan MRI findings after hospitalisation with COVID-19 in the UK (C-MORE): a prospective, multicentre, observational cohort study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica, The Lancet Respiratory Medicine. September 22, 2023.

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Mar 26 settembre 2023 alle 14:51
Autore: Redazione PN
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