Verso le 11 del 28 maggio 1980 Walter Tobagi, inviato sul fronte del terrorismo e cronista politico e sindacale del «Corriere della Sera», era uscito dalla propria abitazione e si stava recando al vicino garage per prendere l'auto. Un commando di terroristi lo segue e lo colpisce con cinque colpi di pistola, l'ultimo, il colpo di grazia, sparato al giornalista che si era già accasciato a terra.
Nel giro di pochi mesi, le indagini portano all'identificazione degli assassini, appartenenti alla Brigata "28 marzo", un gruppo terrorista di estrema sinistra costituitosi dopo l'uccisione di quattro appartenenti alle Brigate rosse avvenuta a Genova, nel "covo" di via Fracchia, il 28 marzo di quello stesso anno. Il gruppo era formato da Marco Barbone (figlio di un dirigente editoriale), Paolo Morandini (figlio del noto critico cinematografico Morando), Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano. Le indagini accertano che i terroristi avevano individuato Walter Tobagi quale possibile obiettivo già da tempo. Al «Corriere della Sera» Tobagi seguiva da anni le vicende del terrorismo rosso; uno dei suoi ultimi articoli sul tema era intitolato «Non sono samurai invincibili». La sera prima dell'omicidio, aveva partecipato a una tavola rotonda sul tema Fare cronaca tra libertà d'informazione e segreto istruttorio presso il Circolo della Stampa a Milano. «Vediamo a chi toccherà la prossima volta», disse in conclusione del proprio intervento. La battuta rimase tristemente celebre perché la mattina dopo gli spararono, ma Tobagi non si riferiva alla prossima vittima dei terroristi, bensì al prossimo cronista che sarebbe finito in tribunale, o magari in carcere, per aver divulgato notizie ancora coperte dal segreto istruttorio.
Uno dei killer di Tobagi, Marco Barbone, subito dopo l'arresto, decide di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni sono alla base di numerose incriminazioni che confluiscono, insieme all'omicidio del giornalista, nel cosiddetto processo "Rosso-Tobagi", uno dei primi maxi-processi per terrorismo, con oltre 150 imputati. Durato meno di un anno, giunse a sentenza il 28 novembre 1983. Grazie ai benefici previsti dalla cosiddetta "legge sui pentiti" (304/1982), Barbone e Morandini furono condannati a pene assai miti e scarcerati subito dopo la sentenza. Gli esiti processuali furono sostanzialmente confermati in appello (ottobre 1985) e in Cassazione (ottobre 1986).
Il processo di primo grado, come già le indagini, è segnato da vivaci polemiche circa la presunta esistenza di "mandanti" all'interno della redazione del «Corriere della Sera» (da ricercare tra gli avversari sindacali di Tobagi), una tesi che non ha trovato però riscontri processuali.
Dopo la sentenza di primo grado, nuove polemiche sono innescate dall'emersione di una nota informativa dei Carabinieri del dicembre 1979, relativa a un possibile progetto di colpire Tobagi da parte di un'altra formazione terroristica di sinistra emanata dall'area dell'Autonomia. Le indagini successive, però non hanno potuto dimostrare condotte omissive da parte delle forze dell'ordine, anche per l'impossibilità ad oggi di verificare se effettivamente esistano ulteriori documenti connessi alla nota del 1979 (come dichiarato dall'ex Carabiniere autore della nota) oppure no.
Copia del volantino di rivendicazione dell'omicidio di Walter Tobagi fu ritrovata in una delle buste sigillate (con intestazione "Rizzoli-Brigate Rosse") dell'archivio privato di Licio Gelli rinvenuto durante la storica perquisizione presso i suoi uffici a Castiglion Fibocchi in 17 marzo 1981, che portò alla scoperta delle liste degli affiliati alla P2. La busta fu trasmessa ai magistrati che indagavano sul caso Tobagi, ma il dato non è mai stato valutato in sede processuale, né ha mai trovato compiuta spiegazione.



Sotto il link alla sentenza di primo grado del c.d. processo "Rosso Tobagi" Tribunale di Milano, Corte d'Assise, proc. pen. n. 59/1982 R.G., Abbate Giovanni + 151). Gli atti del processo sono depositati presso l'Archivio di Stato di Milano e consultabili, previa autorizzazione, anche in formato digitale.

Sezione: RicorDATE? / Data: Gio 28 maggio 2020 alle 00:48
Autore: Politica News Redazione
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