a cura di Alessandra Broglia

Occupiamoci di un altro argomento, legato ai viaggi, per tutti coloro che, pur non abbassando la guardia sulle attenzioni anti-covid, potranno immergersi in acque tropicali, e non, per tornare a viaggiare in sicurezza. Questa volta ci dedichiamo alle meduse e alle alghe, in consueta compagnia del dottor Mauro Berta, membro del comitato scientifico per la dermatologia di Ambimed Group Milano network in Travel and Tropical Medicine Italia e del Centro di Ricerca Scientifica Biochimica, Nutrizione e per la medicina tropicale D. Carrion, Facoltà di Medicina, Univ. Nacional Mayor de S. Marcos – Lima.

Le meduse, dette anche celenterati, come difendersi?

Durante i viaggi in zone tropicali e sub-tropicali, un viaggiatore, sia per turismo che per lavoro, ha sicuramente l’occasione di immergersi in mare. In molti soggetti è stata riscontrata la cosiddetta dermatite marina, o del bagnante, e va praticamente a colpire le zone che sono occluse dal costume da bagno, determinando la formazione di piccole papulette, quindi lievi zone rossastre che si accompagnano a un intenso prurito. Questa dermatite è stata riscontrata soprattutto in persone con attività balneare in zone caraibiche. Compare dopo un breve lasso di tempo dal bagno e dura circa sette giorni. Questo fenomeno è dovuto alle larve delle meduse, sempre presenti nei mari caraibici, tropicali o sub-tropicali o comunque molto caldi, vengono bloccate all’interno del costume da bagno e pressando sulla nostra pelle, tendono a favorire il rilascio delle cosiddette nematocisti delle meduse, ma soprattutto delle tossine. Il fenomeno è di solito autorisolutivo, e può capitare con una certa frequenza, ma se si vuole velocizzare il processo di guarigione si può intervenire con trattamenti topici, applicando delle creme a base di cortisonici o antistaminici. È opportuna differenziare mediante un’analisi specifica che si verifica nel bagnante, detta swimmer’s itch (prurito del nuotatore), che in questo caso colpisce le zone scoperte dell’epidermide, perché sono presenti delle larve di schistosoma, un parassita presente nei mari ma in particolare in acque dolci. Dal punto di vista terapeutico bisogna trattarlo, con un antielmintico: l’albendazolo. In questo caso si presenta un prurito intenso, tanto che porta il paziente a grattarsi, fino a formare piccole escoriazioni. Anche in questi casi si interviene con trattamenti topici, applicando delle creme a base di cortisonici o antistaminici.

La tossicità delle meduse, da cosa è caratterizzata?

Appartengono ai celenterati, bisogna ricordarne i tentacoli, sopra ai quali si trovano le nematocisti, organulini che contengono le tossine. I bagnanti possono incontrare le meduse anche nel Mar Mediterraneo, del quale ricordiamo la tossicità della Pelagia noctiluca, molto conosciuta. Nelle aree tropicali e sub-tropicali troviamo anche delle specie mortali, in particolare tre: due cubo-meduse e un’idromedusa, si trovano tra le coste dell’Australia e della Florida. In genere danno delle reazioni di tipo urticante, eritemato vescicolo bollose, quindi con arrossamenti e piccole vescicole o bolle nella sede di contatto con i tentacoli. Un altro aspetto è dato dall’edema, cioè il gonfiore nell’area circostante e il grande dolore, urente esacerbato nella sua intensità. Queste lesioni non lasciano cicatrici. Per coloro che si recano in Giappone, è utile informare che i giapponesi, o in genere gli orientali, sono soliti mangiare le meduse. È opportuno ricordare che se i turisti si recano nei ristoranti di queste aree geografiche, ingoiare cibi di questo tipo può provocare disturbi anche a livello gastroenterologico, con problemi di patologia gastroenterica, quindi con dolori e forme diarroiche, cui si possono aggiungersi reazioni cutanee di tipo orticarioide; fenomeno dovuto all’ingestione, non al contatto in mare.

Quali consigli utili in merito?

È importante pulire la zona ustionata dalla medusa, e per la flògosi, l’edema, cioè il gonfiore, utilizzare un gel al 5% di cloruro di alluminio, principio attivo piuttosto naturistico.  Si può trovare in Italia, quindi consiglio di portarlo con sé, specie in mari caraibici, tropicali o sub-tropicali, poiché ricchi di questi celenterati ma non dimentichiamo che sono presenti anche nei nostri mari. Questo principio attivo è utile per il prurito e per contenere la diffusione delle tossine, liberate dagli organelli presenti nei tentacoli delle meduse. In prima fase di soccorso, anche per il dolore urente, è utile preparare una miscela di acqua e bicarbonato o acqua e aceto, come le creme a base di aloe vera. È importante non grattare o strofinare la zona, per evitare un peggioramento della lesione. Inoltre se le mani venissero a contatto con gli occhi o la bocca, potrebbero dare importanti reazioni. Evitare di applicare ghiaccio, ammoniaca, e di urinare sulla lesione, secondo alcune credenze popolari.

Dalle meduse alle alghe: come comportarsi con questo tipo di contatto?

Può avvenire una lesione di tipo urticante, altamente pruriginosa, quindi una flogosi, un’infiammazione, come una dermatite da contatto. Anche in questi casi è bene non grattarla, recarsi in una zona d’ombra e pulire, come specificato prima, con acqua e bicarbonato, o acqua e aceto.

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Sab 11 dicembre 2021 alle 10:01 / Fonte: a cura di Alessandra Broglia
Autore: Redazione PN
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