Riguardo all'attualità politica e al dibattito relativo al possibile allentamento delle restrizioni in prossimità delle festività natalizie, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Andrea Scanzi, firma de Il Fatto Quotidiano, conduttore - insieme a Luca Sommi - di Accordi e Disaccordi su Nove, drammaturgo e autore di ingenti opere letterarie.

Le ultime due affondano pienamente le radici nella stretta attualità pandemica: I cazzari del virus e La congiura dei peggiori.

Intravede parallelismi tra le riaperture estive e quelle invocate attualmente? Il governo sta compiendo il medesimo errore, che ha portato ad un incremento progressivo dei contagi, poi sfuggito di mano, in autunno?

"Parallelismi sì, ma rispetto all'atteggiamento di alcune forze di opposizione. Dipendesse dal centrodestra, si sarebbe riaperto molto di più e soprattutto ben prima. Reputo folle l'ipotesi riguardante la riapertura delle piste da sci. In questo senso è stato molto duro anche il premier Conte, due sere fa ospite ad Otto e Mezzo. Anche la linea riguardante misure più morbide per quanto riguarda le zone arancioni è stata bocciata: forse potrebbe esserci un allentamento per quanto riguarda i negozi, ma pare nulla di più. Quando ho intervistato Galli mi ha colpito il fatto che mi abbia detto che il problema non era tanto relativo alle chiusure, ma alle riaperture chirurgiche: da qui ai prossimi quattro-cinque mesi, a suo giudizio, ci dovremo scordare di pub e ristoranti. Il governo sembra seguire questa direzione: non per filo e per segno quanto detto da Galli, ma dal punto di vista dell'approccio".

Una convergenza che, tuttavia, tra fine settembre e inizio ottobre non sembrava esserci...

"Sì, perchè c'era la linea dura che faceva maggiore riferimento a Speranza e Boccia e una più "morbida" che, con approcci diversi, faceva invece riferimento a Conte, Italia Viva e 5 Stelle. Ora pare siano tutti nello stesso binario, complice l'aumento dei contagi".

Dibattito del primo lockdown riguardava anche la possibile sostituzione del governo attuale, con un esecutivo di emergenza nazionale in prossimità dell'autunno. Ritiene che, parte dell'establishment, non abbia del tutto archiviato tale prospettiva?

"Parte dell'establishment è indubbiamente ostile a questo governo. Basti pensare a De Benedetti e ai suoi giornali: La Repubblica, L'Espresso, Domani... Il punto è che pare difficile avventurarsi in una crisi di governo in piena pandemia, sia in principio nel periodo di prima ondata, sia ora nel corso della seconda. Forse l'idea del rimpasto potrebbe stuzzicare Renzi e Italia Viva, ma Conte non vuol sentirne parlare. Al momento quale sarebbe l'alternativa all'esecutivo attuale? Un governo appoggiato da Forza Italia? Se Berlusconi vuole offrire spontaneamente un appoggio esterno ok, ma non potrebbe rivendicare nulla dal governo, perchè Di Maio e i 5 Stelle hanno già messo in chiaro che non intendono far parte di un esecutivo che comprenda anche lui".

Ha criticato l'atteggiamento dell'opposizione. In una fase storica come quella attuale possiamo dire che la dicotomia è più che mai tra chi antepone la tutela della salute pubblica e forza filo-sovraniste, dall'atteggiamento riduzionista se non - talvolta - negazionista?

"Attualmente, più che mai, c'è una spaccatura molto netta. Rispetto al rapporto con la pandemia, bisogna dire che personalità che vanno da Bolsonaro a Johnson, fino ad esponenti del centrodestra italiano come Salvini e Meloni hanno le loro belle responsabilità. Nessuno critica il fare opposizione di per sè: ci sta eccome! Personalmente, infatti, non ho mai criticato Calenda, nè Berlusconi in questa fase storica. Quando il Presidente della Repubblica Mattarella invita alla collaborazione istituzionale contro un unico vero avversario, il virus, esprime un messaggio ben preciso. Di certo non si può dire sia sensato Salvini che invoca un Comitato Tecnico-Scientifico ombra a quello attuale con all'interno Bassetti, così come la Meloni che, il 29 luglio - non a maggio! - grida allo scandalo per il prolungamento dello stato d'emergenza... Il punto non è il fare opposizione: del tutto legittimo criticare, per esempio, il governo sui ristori, ma sulla lotta al Covid le divisioni sono insensate".

Da acuto osservatore della realtà quotidiana e dei social-media: quale impatto ha riscontrato da parte dei suoi ultimi due lavori, I cazzari del virus e La congiura dei peggiori?

"I cazzari del virus è uscito nel mese di giugno, a poche settimane dalla fine del primo lockdown: lo hanno acquistato principalmente tutti coloro che hanno seguito le mie Scanzi Live quotidiane su Facebook, apprezzandomi oppure - addirittura - scoprendomi. Acquistarlo è stato un po' come ripercorrere per tappe quel periodo vissuto insieme e ringraziarmi, festeggiando - per certi aspetti - la fine di una brutta storia. Per quanto riguarda La congiura dei peggiori difficile fare paragoni ora come ora: il libro è uscito da appena una decina di giorni! Al momento c'è in comune il successo iniziale, ma il messaggio, sempre positivo, che mi sembra di rilevare è diverso. Questa volta sembra infatti essere: "Meno male che è uscito il libro", più di sollievo, in un periodo di grande sconforto e amarezza generali. Percepisco un forte senso di pesantezza dall'inizio della seconda ondata, con gli italiani allo stremo per non avercela finalmente fatta. Lo stesso premier Conte visto lunedì ad Otto e Mezzo è un Conte - per certi aspetti - comprensibilmente più stanco rispetto a marzo, aprile e maggio".

Passando invece ad Accordi e Disaccordi: quali sono i principali cambiamenti che avete riscontrato Lei e Luca Sommi, in un'epoca in cui il dibattito televisivo è stato totalmente monopolizzato dalla crisi pandemica?

"Con il primo lockdown si può dire che è cambiato praticamente tutto. Ai dibattiti legati alle polemiche tra i leader politici, il pubblico preferisce un'informazione televisiva diversa. Quello che sembra chiederci è un'informazione di carattere medico-scientifico: a che punto siamo con i vaccini? E quando arriveranno? La puntata con Zangrillo, con il 4% di share, è emblematica di questo. Lo stesso per quanto riguarda gli ascolti elevati legati alle puntate con Galli e Crisanti".

Da cultore di calcio e sport: qual è la funzione sociale del gioco del calcio in questa fase? E, più in generale, come ne esce ridimensionato il mondo dello sport?

"Il ridimensionamento è molto forte. Per molti italiani ormai sono diventate normali le partite senza pubblico, in un gioco - come quello del calcio - in cui è sempre stato presente. Rispetto a giugno, quando è ripartito, il calcio non è più marginale. Non è certamente centrale per gli appassionati come nel periodo pre lockdown, ma è una componente presente. Più che la definizione tradizionale di "Panem et circenses" direi piuttosto che è lo svago dell'ora e mezza; una sorta di parentesi consapevolmente un po' meno leggera. Sicuramente, oggi, il calcio è meno importante rispetto ai problemi quotidiani, ma ci consente di poter respirare, per 90 minuti di finzione scenica. Per quanto riguarda invece il possibile cambiamento in toto del mondo del calcio sono invece più pessimista: ne è sempre stato, infatti, refrattario. Una volta tornati alla normalità, si ritornerà esattamente come prima".

Come commenta, a tal proposito, l'attuale Serie A?

"Sono tifoso del Milan: siamo primi, Ibra sta facendo bene e sono contento. Ma per me è puro divertimento, svago: sono sempre pieno di impegni tra telefonate di ministri, il mio lavoro e attacchi di leader dell'opposizione che il calcio non è altro che puro "cazzeggio", svago. Come quando stacco per fare una gita fuori porta con la mia compagna o passo del tempo libero con amici".

Sezione: Esclusive / Data: Mer 25 novembre 2020 alle 12:50
Autore: Luca Cavallero
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