Il 10 agosto di 10 anni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava conclusa la pandemia influenzale provocata dal virus A/H1N1, detto anche ‘febbre suina’, cominciata nell’aprile del 2009. Un virus fino ad allora sconosciuto, simile al virus dell’influenza stagionale, con un alto tasso di contagiosità ma un basso tasso di letalità, in grado di trasmettersi da uomo a uomo, senza la necessità di un contato con l’animale infetto, aveva iniziato a prendere piede prima in Messico e poi negli Stati Uniti.

Il livello d’allarme è cresciuto rapidamente con l’aumento del numero di contagiati e di decessi.

In America molti ospedali sono stati adibiti a luoghi isolati per la quarantena dei potenziali contagiati.

L'America settentrionale e centrale è la parte del mondo maggiormente colpita dalla pandemia, con oltre 135.000 casi confermati e quasi 5.000 morti concentrati principalmente in tre paesi: Canada, Stati Uniti e Messico. Il 28 aprile 2009 il direttore del Centers for Disease Control and Prevention americano ha annunciato il primo decesso per febbre suina sul suolo americano: si tratta di un bambino di ventitré mesi appena rientrato dal Messico. Lo Stato maggiormente colpito tra i cinquanta è quello di New York, dove si registrano 2.500 casi e oltre 60 morti.

Nel continente africano, al 6 agosto 2010, ci sono stati 14 580 casi confermati e 168 decessi

Il continente asiatico, nonostante quasi 54.000 contagiati, ha registrato 1.992 decessi. Il maggior numero di casi si registra nel parte sud-orientale del continente (Cina, Hong Kong e Giappone), mentre nove morti sono nella sola Thailandia.

Il continente europeo, al 6 agosto 2010, ha circa 130.000 casi confermati e 4.879 decessi. Il paese in assoluto più colpito è il Regno Unito.

In Italia si registrano 229 decessi collegati alla nuova influenza.

Sezione: RicorDATE? / Data: Lun 10 agosto 2020 alle 08:00
Autore: Camilla Galvan
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