Il 21 agosto 1911 è passato alla storia come data del furto della Gioconda dal Museo del Louvre. L’autore del furto fu Vincenzo Peruggia, che attorno alle 7 del mattino nel giorno di chiusura entro nel museo attraverso la porta Jean Goujon usata di frequente dagli operai e si diresse al Salon Carré senza che alcuna persona si accorgesse della sua presenza. Dopo aver staccato il quadro dalla parete si diresse verso la scaletta della sala dei Sept Mètres liberandosi della cornice e del vetro. Giunto in un cortile interno poco frequentato si servì della giacca che indossava per avvolgere il quadro. Uscito dal museo senza essere fermato, salì sul primo autobus, ma si accorse di aver sbagliato direzione e così scese e si fece riportare a casa da una vettura, precisamente in rue de l'Hopital Saint-Louis dove nascose la Gioconda. Dovendo tornare al lavoro per giustificare il ritardo disse di essersi ubriacato il giorno precedente e di soffrirne ancora le conseguenze. Poiché la stanza nella quale viveva era molto umida, temendo che l'opera potesse danneggiarsi, Peruggia la affidò al compatriota Vincenzo Lancellotti, che abitava nello stesso stabile. Trascorso un mese, dopo aver realizzato una cassa in legno nella quale custodire il dipinto, lo riprese e lo tenne con sé. Il furto venne scoperto il giorno dopo, mentre Peruggia venne arrestato solo il 12 dicembre 1913.

Alcuni hanno cercato di indagare le vere ragioni che portarono l'uomo a rubare il dipinto, ipotizzando anche un furto su commissione di un truffatore argentino, il marchese di Valfierno, che ne avrebbe volute vendere sei copie agli statunitensi. In realtà Peruggia affermò sempre di aver compiuto il furto per patriottismo in quanto la visione su un opuscolo del Louvre di quadri italiani portati in Francia da Napoleone Bonaparte provocò in lui un senso di vendetta: voleva restituire all'Italia almeno uno di quei dipinti, non importava quale. Inizialmente aveva pensato alla Bella Giardiniera, ma le dimensioni esagerate del quadro lo avevano dissuaso. In realtà la Gioconda non fece mai parte del bottino di guerra napoleonico: infatti fu portata in Francia dallo stesso Leonardo dove ne è attestata la presenza fra le collezioni reali già dal 1625. Il dipinto tornò poi in Francia nel 1914 dopo un periodo di esposizione del dipinto in Italia (prima agli Uffizi a Firenze, poi all'ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese in occasione del Natale).

Sezione: RicorDATE? / Data: Ven 21 agosto 2020 alle 08:00
Autore: Alessandra Stefanelli
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