Domani in edicola apre così. "Chiudere il Pd per salvare la sinistra" è il titolo. "Per salvare la sinistra bisogna sciogliere il Pd, dichiarare l’esperimento fallito e lasciare che altri soggetti riempiano quello spazio. Non si tratta di cambiare segretario, nome o facce, ma di archiviare un progetto politico: quello di uno schieramento progressista costruito intorno a un grande partito tradizionale. Lo ha detto con grande chiarezza l’ex presidente del Pd, Matteo Orfini, intervistato da Domani: «È diventato un soggetto respingente». Lo ha esplicitato chi è sceso in piazza a Roma per difendere il diritto all’aborto e ha maltrattato l’ex presidente della Camera Laura Boldrini. Dialogo interessante, Boldrini dice cose di buon senso, ma le ragazze arrabbiate l’azzittiscono: «Voi non rappresentate nessuno». Sono due mondi che non si parlano. «A lei delle persone che stanno nelle case popolari non gliene frega niente», dice una manifestante. Di sicuro il Pd non riesce più a parlare ai suoi elettori, men che meno a quelli degli altri. Tutti conosciamo persone che hanno sempre votato a sinistra ma che questa volta non hanno votato il Pd. E non lo voteranno mai più, perché è diventato “respingente” per troppi pezzi del suo elettorato potenziale: per i ceti più popolari, che lo vedono come il partito della classe media, per le élite progressiste, che lo considerano un partito della conservazione e dello status quo più che del cambiamento, per chi non ha appartenenza ideologica e, chiusa la stagione renziana, ha sempre visto leader preoccupati soltanto di preservare una tradizione in disfacimento" è un trafiletto. 

Tre le civette: "Non solo ministri: Meloni seleziona i pezzi della macchina di governo" - "Tornare indietro è la vera novità. Per questo la destra ha vinto" - "L’idea che abbiamo di felicità si basa su un equivoco".

Sezione: Quotidiani / Data: Ven 30 settembre 2022 alle 07:10
Autore: Giorgia Zuddas
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