“L’analisi delle graduatorie del bando 3 del DM FER1, pubblicato dal GSE giovedì 24 settembre, certifica il fallimento (prevedibile alla luce dell’esito del bando 2) del sistema di accesso agli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica a fonti rinnovabili. Dal prospetto riepilogativo, infatti, si evince che su un contingente di potenza disponibile pari a 1340 MW, in posizione utile sono risultati soli 434 MW, risultando dunque non assegnati ben 907 MW, cioè oltre i due terzi. Le scarse domande riguardano tutte le tipologie di impianti, sia quelli nuovi sia i rifacimenti: eolici on shore, solari fotovoltaici e idroelettrici. Solo gli idroelettrici di piccole dimensioni esauriscono il proprio contingente, che però è troppo esiguo come la Lega aveva denunciato a più riprese in fase di predisposizione del DM FER1”. A dirlo è il senatore Paolo Arrigoni, responsabile del Dipartimento Energia della Lega.

Le criticità per l'ottenimento delle autorizzazioni, unite alle problematiche dovute all’emergenza sanitaria, fanno e faranno sì che gli obiettivi del governo al 2030 scritti nel PNIEC (probabilmente da aumentare alla luce dei nuovi target a cui stanno pensando a Bruxelles) non saranno assolutamente raggiunti se non ci sarà una vero cambio di passo”, continua Arrigoni. “Ecco perché il Decreto Semplificazioni, che a detta del premier Conte doveva essere “la madre di tutte le riforme”, è stata l’ennesima occasione persa ed in realtà non produrrà nessun effetto tangibile. Purtroppo il Governo e la maggioranza, in fase di conversione del decreto, hanno bocciato per incompetenza in economia e regolazione energetica, emendamenti significativi presentati dalla Lega, ma anche da altri gruppi, volti a rimuovere le criticità per consentire che molti investimenti potessero essere portati a termine nei limiti dei contingenti stabiliti dal decreto. Inoltre, il flop del meccanismo delle aste e dei registri non solo sta limitando gli investimenti ma, con la scarsa concorrenza nella domanda agli incentivi, sta determinando alti prezzi di asta. Quelli del terzo bando si sono assestati a circa 65 Euro MW/h: un livello di quasi 20 Euro MW/h superiore ai prezzi di mercato”, sottolinea Arrigoni. “Questa differenza non solo la pagano i consumatori italiani ma addirittura innesta un circolo vizioso perché rende diseconomici altri strumenti di mercato, come ad esempio i PPA. Questa inaccettabile inefficienza autorizzativa porta a un’inefficienza delle aste e, in ultima analisi, a famiglie e imprese italiane che verranno ulteriormente tartassate in bolletta”.

Sezione: Politica italiana / Data: Sab 26 settembre 2020 alle 23:30
Autore: Camilla Galvan
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