“Penso che non siamo alla fine della Nato, la Nato ha ancora una funzione e un obiettivo molto chiari, ma penso che ci siano diversi interessi che uniscono i Paesi della Nato. E penso che per questo motivo ci sia anche spazio per una cooperazione al di fuori della struttura della Nato. Come sostenemmo al tempo io e il presidente Chirac, quando si cominciò a parlare di difesa europea, il fine non era certamente, dalla prospettiva britannica, indebolire la Nato, ma al contrario esserne complementare, permettendoci di agire in circostanze in cui l’America non avrebbe potuto o voluto e penso che oggi questi temi siano tornati d’attualità, perché come ho detto, la nuova grande ondata di problemi arriverà dall’Africa, saranno alle nostre porte e in particolar modo alle vostre in Italia”. Così a Sky TG24, in un’intervista che sarà trasmessa integralmente oggi alle 19.30, all’interno di Sky TG24 Mondo, l’ex premier britannico Tony Blair.

 “La cosa più importante – ha detto - che noi dobbiamo fare è avere un piano a lungo termine per stabilizzare questi Paesi e aiutarli. Ed ecco che torniamo a tutti i problemi di cui abbiamo parlato e che purtroppo, che ci piaccia o no, l’Afghanistan ha sollevato. Ora penso che sarebbe molto saggio da parte nostra fare tutto il possibile per aiutarli nell’affrontare i loro problemi di sicurezza e costruire le loro istituzioni e lo sviluppo di cui la loro gente ha bisogno, altrimenti avremo masse di giovani cresciuti senza alcuna possibilità di sviluppo, senza un futuro e ci sarà chi riempirà di propaganda le loro teste fin da piccoli. Penso che se fossimo stati lungimiranti ci saremmo già resi conto che questo futuro sarà un enorme problema per noi. Se si sostiene che io e il Presidente Bush, come conseguenza degli attacchi dell’11 settembre scegliemmo la via più dura dicendo sì all’intervento militare, alla costruzione di una nazione e così via. Il rischio oggi è di optare per l’estremo opposto: non spetta a noi farci coinvolgere in queste cose, limitiamoci a fare del controterrorismo e speriamo che funzioni. La mia opinione è che si possa imparare dagli ultimi 20 anni e giungere a una posizione più misurata, con la quale si riconosce l’esistenza di questa minaccia, si riconosce che è nel nostro interesse affrontarla, aiutando coloro che in queste comunità provano ad affrontare questa minaccia, in maniera combinata nell’ambito della sicurezza e del cosiddetto “nation building”, non assumendosi la piena responsabilità del Paese, ma supportandoli nel loro Paese. E lo si fa come un saggio investimento a lungo termine per proteggere noi stessi”.

Il “nation building” – ha detto anche - non deve necessariamente avvenire come è accaduto in Afghanistan o Iraq o come si sta cercando di fare ora in Libia o Yemen. Per esempio, nei Paesi dell'area africana del Sahel, dalla quale ritengo partirà la prossima ondata di estremismo e migranti verso di noi in Europa, lì si devono aiutare i legittimi governi in modo tale da respingere i terroristi. Ma per fare questo si devono anche fornire possibilità di sviluppo e non solo sicurezza in senso stretto, ma piuttosto in un senso più ampio, dove l'economia può crescere”.

“Penso che dovremmo continuare a sentirci minacciati. Gli italiani lo sanno molto bene: il flusso di rifugiati proveniente dal Medio Oriente e dal Nord Africa è un problema dell’Europa. Una delle sfide più importanti la deve affrontare proprio l’Europa, una delle cose che è diventata evidente e lo era già al tempo del Kosovo ed è per questo che cominciai a parlare di difesa europea insieme alla Francia nel 2000. L’Europa non ha l’indipendenza di agire senza l’America, anche per difendere i propri interessi. La relazione tra America e Regno Unito è molto forte e profonda, è sistemica, penso che continuerà, ma non posso fingere che il sistema britannico non sia attraversato da un senso d’ansia. Lo è. Per l’Europa questa è la vera sfida, era quello di cui discutevo sempre quando il Regno Unito era nell’Unione Europea. Invece di concentrarsi continuamente sui problemi costituzionali interni, la vera questione è costruire una forza europea e la politica di difesa europea è una grossa parte di questa. Questa è un’area, in ogni caso, in cui Regno Unito ed Europa, anche con il Regno Unito al di fuori della struttura politica dell’Unione Europea, potrebbero e dovrebbero cooperare”. Lo ha detto a Sky TG24, in un’intervista che sarà trasmessa integralmente oggi alle 19.30, all’interno di Sky TG24 Mondo, l’ex premier britannico Tony Blair.

L’errore più importante “è stato il non comprendere che anche approcciando il Paese con le migliori intenzioni, investendoci risorse, sforzi ed energia per aiutare il Paese, la realtà è che qualsiasi cosa si cerchi di fare i terroristi cercheranno di distruggerla. E' quindi un impegno molto, ma molto più duro di quanto si possa immaginare. È ciò che abbiamo sottovalutato. E questo è un errore che ammetto di aver commesso. Non dico che avremmo dovuto lasciare i talebani al loro posto, ma la verità è che abbiamo affrontato l'Afghanistan sottostimando questo problema”. Così a Sky TG24, in un’intervista che sarà trasmessa integralmente oggi alle 19.30, all’interno di Sky TG24 Mondo, l’ex premier britannico Tony Blair.

Rispondendo poi alla domanda se fosse stato un errore andare in Iraq invece di rafforzare l’Afghanistan, Blair ha risposto: “sta diventando un leit motiv che siamo andati in Iraq ma ci saremmo dovuti concentrare sull'Afghanistan. Il nostro impegno in Iraq si è concluso oltre 10 anni fa. E da quando è iniziata la missione di addestramento della Nato e degli Usa in Afghanistan nel 2014, la nostra presenza in Iraq era limitata, come i nostri costi, e avevamo, di base, la situazione sotto controllo”.

Teme un altro 11 settembre? “spero di no ma non lo si può mai dire, questo movimento globale non è stato rallentato, sta progredendo, e questo perché non lo stiamo affrontando in una maniera coerente. Io penso che chi ora fa politica in Occidente, America, Europa, Uk, Nato, si debba chiedere: avevamo ragione nel ritenere questa una minaccia grave? Il lavoro che la mia fondazione compie in Africa mi fa comprendere che il jihaidismo è con ogni probabilità tra i 2-3 elementi che impediscono lo sviluppo in tutto il continente di molte nazioni. L’occidente deve decidere se questo è un problema e se lo è come va contrastato e portato avanti. Questi quesiti sono ancora aperti”. Così a Sky TG24, in un’intervista che sarà trasmessa integralmente oggi alle 19.30, all’interno di Sky TG24 Mondo, l’ex premier britannico Tony Blair.

“Ritenevo si dovesse agire, come conseguenza dell'11 settembre e dell'attacco contro gli Usa. Penso in realtà che abbiamo raggiunto importanti risultati in Afghanistan e non ho condiviso la decisione di andarcene nel modo in cui lo abbiamo fatto. E mi dispiace molto per gli afghani, ora.  Secondo me, proprio il fatto che ora ci sia quest'ansia, questa paura, e il fatto che ci siano così tante persone che cercano di lasciare il Paese è la dimostrazione che nel corso di questi 20 anni la vita è migliorata per moltissimi afghani. Nutrivano speranze concrete. Ora i talebani sono tornati e dobbiamo vedere che faranno. La mia paura è che non siano cambiati. Permetteranno a gruppi come Al Qaida e lsis di proliferare in Afghanistan”. Lo ha detto a Sky TG24, in un’intervista che sarà trasmessa integralmente oggi alle 19.30, all’interno di Sky TG24 Mondo, l’ex premier britannico Tony Blair.

Sezione: Politica estera / Data: Gio 09 settembre 2021 alle 18:00
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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