Doveva essere una guerra lampo quella “operazione militare speciale” che Vladimir Putin ha annunciato la mattina del 24 febbraio alla tv russa, mentre partivano i primi missili contro l’Ucraina.

E inizialmente anche il mondo temeva di vedere Kiev distrutta dai bombardamenti in pochi giorni, o addirittura poche ore. Ma il Cremlino non ha tenuto conto di tanti fattori che hanno ribaltato la situazione. 

C’è oggi una condizione di equilibrio precario che potrebbe presto venire meno, ma da cui continua a non emergere alcun vincitore. Tra spinte esterne, alleanze di facciata, la dura risposta del mondo occidentale e una disorganizzazione interna indegna per una grande potenza, la Russia potrebbe trovarsi costretta a una umiliante ritirata. Davide potrebbe sconfiggere ancora una volta Golia.

La Russia non deve vincere ma nemmeno perdere male. Se questo succedesse lo scenario di una guerra d’attrito in Europa diventerebbe realtà con seri pericoli

A svelare le falle nei piani della Russia, riporta l’Adnkronos, ci ha pensato una talpa dell’agenzia di intelligence Fsb, il servizio federale per la sicurezza. Secondo quanto riferito, Mosca si aspettava di vedere il proprio esercito accolto dagli ucraini, desiderosi di essere liberati. Migliaia di civili si sarebbero dovuti riversare nelle piazze per protestare contro il governo, altrettanti avrebbero dovuto imbracciare le armi per combattere al fianco dei russi.

Così non è stato.

E anzi l’invasione ha portato a una vera e propria ondata di ritrovato patriottismo, con le minoranze russofone che hanno iniziato a condannare gli atti di Vladimir Putin, in particolare dopo che l’esercito, ben lontano da prendere la capitale e rovesciare il governo, ha iniziato a colpire anche obiettivi civili.

Mosca contava sull’aiuto di Pechino, come è emerso già nei giorni seguenti all’invasione. E se la Cina si è fermamente opposta alle sanzioni, dall’altro non ha agito come sperato dalla Russia, fornendo sostegno militare ed economico, e approfittando del conflitto in Europa per risolvere l’annosa questione di Taiwan.

La Cina potrebbe puntare invece, nonostante le dichiarazioni ufficiali di amicizia con Vladimir Putin, a sostituire la Russia come superpotenza nei rapporti commerciali con l’Occidente, allargando la propria sfera di influenza in previsione di una lenta ripresa di Mosca, che ha ormai bruciato i rapporti diplomatici con tutti i partner commerciali più importanti.

La Russia contava probabilmente anche sul supporto logistico e militare di Bielorussia, Cecenia e Siria, alleati storici che stanno però contribuendo poco e niente sul campo, e non in maniera ufficiale. 

Cos'è dunque successo in questi anni, per impedirci di distinguere l'aggredito dall'aggressore?

Uno Stato sovrano ha invaso per decisione unilaterale un altro Stato sovrano, ha messo in discussione con le armi i suoi confini e ha negato la potestà di governo del potere legittimo sul territorio nazionale, calpestando con i tank la sua sovranità, la sua autonomia e la sua indipendenza. Cioè la sua libertà.

È un tale rovesciamento del codice di civiltà e delle regole della convivenza civile su cui si regge l'equilibrio mondiale, che dovrebbe bastare per un giudizio chiaro e netto, senza reticenze e senza ambiguità.

Ma se c'è tutto questo in gioco, come possiamo evitare il riconoscimento della responsabilità e dunque il dovere di distinguere, giudicare e prendere parte?

Si capisce il valore etico di una pregiudiziale assoluta contro la guerra e la tentazione di restare in ogni modo fuori dal conflitto: ma qual è oggi, mentre l'aggressione al popolo ucraino è in corso, il valore politico di questa posizione?

Cosa si fa in concreto per fermare il massacro dei civili ucraini nei palazzi sventrati e alle stazioni di fuga, nei sotterranei delle città fantasma?

Putin ( l'invasore) dovrà perdere, ma non troppo: il rischio di una guerra più grande anche di lui è alle porte. Ricordiamoci che in soli 45 secondi una bomba atomica spazzerebbe via l'Europa intera

Sezione: L'editoriale / Data: Mer 20 aprile 2022 alle 20:20 / Fonte: politicanews
Autore: Susanna Marcellini
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