L'esponente del Pd Marco Furfaro si esprime sul triste siparietto offerto da 'Detto Fatto' su Rai 2, sulla censura da parte di Mattia Feltri di un articolo scritto da Laura Boldrini perchè nel testo veniva nominato (e non incensato) il padre di lui, Vittorio Feltri, sul racconto mediatico della vicenda Genovese.

Ecco le parole di Furfaro scritte sulla pagina Facebook del Partito democratico:

"La corsia del supermercato che diventa il "palcoscenico" della donna.
Il ginocchio alzato per dare "un tocco più intrigante alla situazione".

La musichetta da commedia sexy, il tacco a spillo da 12 centimetri, la spaccata mentre ci si tiene al carrello, il sedere all'insù mentre ci si appoggia.

La Rai che sospende il programma e poi ne ripropone, come se nulla fosse, la replica.
Il direttore dell'Huffington Post Mattia Feltri che si permette di censurare un articolo di Laura Boldrini per proteggere il padre. 
Padre che, nemmeno così velatamente, aveva lasciato intendere che che quella ragazza di 18 anni vittima di Antonio Genovese non fosse stata affatto stuprata. Perché? Perché "personalmente ho constatato che si fa fatica a scopare una che te la dà volentieri, figuratevi una che non ci sta".
E poi i quattro femminicidi negli ultimi quattro giorni, proprio mentre eravamo qui a preparare o a celebrare la giornata contro la violenza sulle donne. 

E infine i soliti giornali, i soliti titoli e il solito "raptus di gelosia" che non manca mai in nessun articolo. Come se fosse il 'raptus' il problema e non gli uomini permeati dal peggior maschilismo. Come se si potesse, appunto, ridurre tutto a "un atto istintivo e improvviso" (quale il raptus è) e non a un enorme problema di cultura. 

Una cultura che si nutre proprio di questo. Della protezione, del silenzio, della connivenza degli uomini verso altri uomini. Perché è molto più facile parlare di 'raptus', che ci deresponsabilizza. 

È molto più facile proteggere il proprio padre anziché fare i conti con le sue parole e con una 18enne violentata. 

È molto più facile continuare a promuovere lo stereotipo della donna che fa la spesa, della donna che seduce, della donna che anche mentre tiene un carrello in mano deve "intrigare" l'uomo. Anzi, conviene. 

Perché è questo il suo ruolo, è questa la parte che deve recitare, è questo il suo "palcoscenico". E guai a lamentarsene o scatta la censura. Zitta e muta.

Come se la vera merce, non del supermercato ma della società, fosse ancora e sempre la donna.

Tanto poi una striscia rossa all'anno per autoassolversi e passa tutto.
Ecco, il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, proviamo a omaggiarla ogni giorno e non una volta l'anno. Altrimenti, è solo ipocrisia".

Sezione: Politica social / Data: Ven 27 novembre 2020 alle 10:00
Autore: Camilla Galvan
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