Il 27 marzo 1994 si svolgono in Italia le elezioni politiche. Le elezioni vedono, per la prima volta, la vittoria di Silvio Berlusconi e della coalizione di centrodestra, sulle due coalizioni di centro e di sinistra. Si votò, con un nuovo sistema elettorale, in due giornate per venire incontro alle richieste delle comunità ebraiche, che il 27 celebravano la Pasqua.

Il 10 maggio 1994 si formò un Governo presieduto da Silvio Berlusconi e quasi tutti i ministeri furono affidati a esponenti dei partiti delle coalizioni di cui era leader. L'esecutivo era composto da 25 ministri. Perché entrasse in carica, servirono al Senato i voti di alcuni senatori a vita, mentre alla Camera l'ampia maggioranza permise facilmente l'ottenimento della fiducia. Al Senato quattro senatori popolari (Vittorio Cecchi Gori, Nuccio Cusumano, Luigi Grillo e Tomaso Zanoletti) uscirono dall'aula al momento del voto, facendo abbassare il quorum a 158 voti, e il governo ottenne la fiducia con 159 voti a favore, 153 contro e 2 astenuti (Giovanni Spadolini e Paolo Emilio Taviani).

Il nuovo governo fu visto negativamente dalla stampa estera non per la coesistenza nella stessa persona (caso unico nelle democrazie occidentali) del potere politico e di un grande potere economico associato a un semimonopolio televisivo, ma per il pericolo di rinascita del fascismo: il Parlamento europeo approvò di strettissima misura (189 voti favorevoli e 188 contrari) una mozione voluta dai socialisti che, sia pure in termini sfumati, esprimevano ansia per le sorti della democrazia in Italia e il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro replicò che l'Italia non aveva bisogno di maestri.

Nonostante il successo elettorale si trattò di un governo fragile, a causa di alcune frizioni tra Forza Italia e la Lega Nord, in particolare sulla riforma delle pensioni osteggiata dai leghisti[8], e proprio per la sfiducia di quest'ultima decretata appena sette mesi dopo l'entrata in carica dell'esecutivo, si venne a formare un governo tecnico presieduto dall'indipendente Lamberto Dini (titolare del Tesoro durante il governo precedente) e sostenuto – in appoggio esterno – dalla Lega Nord e dai partiti di centrosinistra usciti sconfitti dalle urne, con 302 voti favorevoli, 270 astenuti (coalizione di centrodestra) e 39 contrari (PRC).

Sezione: RicorDATE? / Data: Sab 27 marzo 2021 alle 08:00
Autore: Alessandra Stefanelli
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