Il 16 settembre 1920 un carretto carico di esplosivo viene fatto esplodere in Wall Street, tra la sede della banca "Morgan & Stanley" e la Borsa valori. Unico responsabile della strage è l'anarchico italiano Mario Buda. Nell'attentato troveranno la morte 33 persone, duecento il numero dei feriti. Buda viene considerato l’inventore dell’autobomba. Per l’attentato verrà incriminato in base alla testimonianza del fabbro ferraio che gli aveva affittato il cavallo poi usato per trainare il carro esplosivo. Quando cominciano le sue ricerche, però, Buda è già scappato in Messico, dove si rivolterà con più di cinquanta uomini contro il governo messicano, da qui rientra poi in Italia, nella natia Savignano. Nel 1927 verrà arrestato dalle forze dell’ordine italiane per attività sovversiva e verrà spedito al confino, prima sull'isola siciliana di Lipari, poi dal 1932 su quella di Ponza, al centro del mar Tirreno.

Qui l'accusa viene modificata in “servizi di spionaggio tra gli anarchici rifugiati in Svizzera”. È un espediente per coprirlo, in quanto Buda, dopo il rientro in patria, non si è mai mosso da Savignano, dove ha continuato ad occuparsi della produzione e vendita di scarpe. Inoltre, a partire dal 1933, Buda diviene una spia dell'OVRA, per la quale compie anche un paio di missioni tra gli esuli antifascisti in Francia. Mario Buda ha negato fino alla morte la propria colpevolezza in merito all'attentato di Wall Street. D'altra parte lo stesso Bureau of Investigation (la polizia giudiziaria) non riuscì, all'epoca dei fatti, a individuare i colpevoli della strage. Morirà a Savignano nel 1963.

Sezione: RicorDATE? / Data: Mer 16 settembre 2020 alle 08:00
Autore: Alessandra Stefanelli
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