Vittorio Occorsio è stato un magistrato italiano, vittima del terrorismo di estrema destra durante gli anni di piombo. Aveva partecipato al processo per la Strage di piazza Fontana e ai processi e al movimento terroristico di ispirazione neofascista Ordine Nuovo.

10 luglio 1976: via Mogadiscio.

Sono passati solamente 32 giorni dall’omicidio di Francesco Coco, Procuratore Generale della Repubblica di Genova, il primo magistrato a cadere per mano terrorista.

Via Mogadiscio è una strada in salita del cosiddetto "quartiere africano" di Roma che finisce, intersecandosi, con via del Giuba. Vittorio Occorsio è appena uscito dal garage della sua abitazione, a bordo della propria autovettura, una Fiat 125. E' diretto in Tribunale perchè di turno presso la VII sezione penale. E' il suo ultimo giorno di lavoro prima delle ferie: non ha più la scorta da più un mese, malgrado in città campeggino ancora le scritte contro il magistrato.

Quando la vettura guidata dal dott. Occorsio si ferma, necessariamente alla fine della via per immettersi su via del Giuba, due raffiche di mitra raggiungono l'auto: la prima, diretta al parabrezza, lo colpisce frontalmente; la seconda, esplosa da distanza ravvicinata, mentre il magistrato tenta un'ultima disperata fuga dalla vettura, ne determina la morte. I bossoli rinvenuti sul luogo saranno più di 30.

Sul corpo del dott. Occorsio ed all'interno della vettura vengono rinvenuti diversi volantini con una precisa intestazione: “Movimento Politico Ordine Nuovo”; e sotto il simbolo dell'ascia bipenne, un sottotitolo: “La giustizia borghese si ferma all’ergastolo, la giustizia rivoluzionaria va oltre”.

Nell’assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura tenutasi due giorni dopo il barbaro assassinio, il vicepresidente, prof. Giacinto Bosco, a testimonianza del difficile periodo vissuto anche nelle Istituzioni sottolineerà come: ”non è tollerabile che si fomenti l’odio contro i magistrati con scritte, libelli e polemiche ideologiche, anche se poi si esprimono ipocritamente dinnanzi al cadavere delle vittime parole di rimpianto dei caduti e di condanna per gli assassini”.

Ed ancora: “Di fronte al nuovo, efferato delitto, che in Vittorio Occorsio ha colpito tutta la Magistratura Italiana, il paese e con esso l’ordine giudiziario, non chiede soltanto parole di cordoglio e di riprovazione, ma vuole, esige, pretende che le forze politiche intervengano con urgenza per apprestare gli strumenti necessari per combattere le violenze di ogni origine o coloritura e soprattutto quella più virulenta della eversione fascista”. La storia proverà come il messaggio sia rimasto inascoltato e molte altre vittime cadranno per quelle Istituzioni che spesso non riusciranno neanche  ad assicurare alla giustizia tutti i responsabili.

Il Ministro della Giustizia Saverio Paolo Bonifacio, intervenuto nel plenum, ricordando i delicati processi seguiti dal magistrato e l’assoluta indipendenza dello stesso sottolineerà che “...si può affermare che chi lo ha ucciso ha voluto deliberatamente colpire la stessa funzione giurisdizionale che, esercitata al di sopra delle parti, non conosce altro indirizzo che quello fissato nella Costituzione [...] Occorsio è stato ucciso solo per aver prestato osservanza alla Costituzione che, perché antifascista, vieta la ricostituzione del partito fascista ed obbliga i pubblici poteri ad adottare misure, anche giurisdizionali, necessarie a reprimerla”; ed aggiungerà, concludendo: "il modo migliore per rendere omaggio alla Sua memoria sia quello di concorrere a far maturare la volontà politica di promuovere gli impegni necessari a rendere operante, nei fatti, il primato della legge e della giustizia: che in fondo si identifica col primato della Costituzione”.

Anche il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, intervenendo a chiusura dell’assemblea plenaria metterà in risalto il fatto che: “Ancora una volta si colpisce un magistrato per aver compiuto con fermezza coraggio e dedizione allo Stato il suo dovere. Vittorio Occorsio è caduto anch’egli in trincea, nella trincea della giustizia, nella quale la magistratura con le forze dell’ordine, è in prima linea a proteggere la libertà e la vita dei cittadini, le istituzioni repubblicane, quelle che esattamente il guardasigilli ha chiamato “il primato della legge e della giustizia”, l’ordinato sviluppo della nostra società.” ricordando inoltre ” in anni lontani ho avuto frequenti contatti professionali con Lui e potei apprezzarne le alte qualità morali e di preparazione, un carattere in cui si saldavano felicemente la squisita cortesia personale e la fermezza dell’impegno”, concludendo: “La Sua memoria illumini il cammino faticoso della giustizia; ma diventi anche stimolo all’impegno di tutti i poteri di agire con prontezza ed efficacia”.

Vittorio Occorsio è il secondo magistrato a cadere per mano terrorista; il primo ad essere ucciso da esponenti dell'eversione di destra. Un altro magistrato rimarrà vittima della recrudescenza omicida dell'eversione di matrice fascista: il Sostituto procuratore della Repubblica di Roma dott. Mario Amato, colui il quale "proseguirà" il lavoro di Vittorio Occorsio, e ne condividerà la medesima situazione di isolamento e la stessa tragica fine.

Soltanto nel 2011 verrà posta, sul luogo dell'omicidio, una targa in memoria del dott. Vittorio Occorsio.

In occasione del quarantesimo anniversario dell'assassinio di Vittorio Occorsio, durante una cerimonia alla presenza del Capo dello Stato, la biblioteca della Procura Generale di Roma è stata intitolata al magistrato scomparso.

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Sezione: RicorDATE? / Data: Ven 10 luglio 2020 alle 21:31 / Fonte: csm.it
Autore: Politica News Redazione
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