"Oggi voglio raccontarvi la storia di A. In una mattina di lockdown, mi arriva una chiamata da un numero sconosciuto. È A., muratore in pensione di quasi 70 anni, di origini egiziane, una vita di lavoro in nero prima di ottenere la cittadinanza. Pensione minima.
A. non va dritto al punto, ha una storia da raccontare. Io rispondo con gentilezza, ma sono in ritardo per il turno all'Hub dove prepariamo i pacchi alimentari per i più fragili. Dopo quasi mezz'ora, A. si ferma, abbassa il tono della voce e mi dice "non ho mai chiesto aiuto io, ho sempre lavorato, appena potevo pagando tutte le tasse. Ma mio figlio lo hanno mandato a casa, mia figlia non lavora e sono due giorni che non abbiamo più da mangiare per mio nipote". 
A mezza voce chiedo "quanti anni ha suo nipote?", e A. risponde "7 mesi". 
Mi faccio dare l'indirizzo e un elenco di cose necessarie, faccio fatica a parlare, sono scioccato, e mi viene da piangere.
Due ore dopo, fatta una grande spesa di pannolini, omogeneizzati e beni di prima necessità, con i miei genitori andiamo sotto casa sua con le borse della spesa per consegnargli tutto, per poi inserirlo nelle liste di Milano Aiuta e fargli avere un sostegno costante.
Ci ho messo tanto tempo ad addormentarmi quella sera, e tanto tempo a raccontare questa storia. Ma ogni giorno che sento parlare la destra delle "sanguisughe dei sussidi" o di quanto sia dannoso il blocco dei licenziamenti, penso alla storia di A. e della sua famiglia. Penso alla dignità di un uomo che provava vergogna a chiedere una mano, dopo una vita di lavoro, e ripenso al sorriso di sua figlia di quella mattina."

Così Paolo Romano sulla pagina Facebook del Partito democratico.

Sezione: Politica social / Data: Gio 19 novembre 2020 alle 10:15
Autore: Camilla Galvan
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