«È evidente che oggi il tema del riciclaggio è centrale. Nei tempi di crisi, come quelli che abbiamo passato e come quello che stiamo attraversando, le mafie trovano più spazio per riciclare il denaro, contando sulle crisi degli altri, acquisendo immobili di società che non ce la fanno più, con la compravendita di esercizi commerciali ecc. È vero anche che c’è una sempre maggiore convenienza da parte delle aziende e di imprenditori a rivolgersi a quelle “società di servizi” gestite dalle mafie che offrono finanziamenti, recupero crediti, perché conviene. Questo va denunciato: non è più sufficiente dire che gli imprenditori sbagliano o non capiscono che rischiano che poi le società vengano acquisite, perché non è solo così». Lo ha detto il senatore Franco Mirabelli, Vicepresidente del Gruppo PD al Senato e Capogruppo PD in Commissione Parlamentare Antimafia, nel corso dell’Agorà “Lotta al riciclaggio: il protagonismo degli Enti Locali nel quadro europeo. Applicazione della 231/2007 e contrasto ai paradisi fiscali”.

«Sulle proposte da mettere in campo per contrastare il riciclaggio - ha spiegato Mirabelli - vorrei sottolineare che ad oggi credo che si stia facendo un buon lavoro per implementare le banche dati, per metterle in comunicazione tra loro, per definire protocolli che segnalino automaticamente anomalie e alert.

Mettere in comunicazioni banche dati di Camera di Commercio, Comuni, fisco e Procure può avere un effetto positivo. Questa è una strada da percorrere per contrastare il riciclaggio. Inoltre, c’è la necessità di affrontare il tema del riciclaggio non a livello nazionale solo ma a livello sovranazionale, o almeno europeo. Abbiamo presentato una mozione in Parlamento che verrà votata nelle prossime settimane per chiedere che l’Agenzia europea antiriciclaggio abbia sede in Italia proprio perché pensiamo di avere il know how legislativo e le esperienze investigative che possano motivare positivamente questo lavoro. C’è poi anche un tema che emerge da un po’ di inchieste giudiziarie, cioè la necessità di mettere mano ancora alla normativa perché forse il reato di associazione mafiosa non basta più per contrastare efficacemente i fenomeni di riciclaggio. La mafia, infatti, è in grado di riciclare denaro anche in grandi quantità senza l’uso dei metodi che definiscono l’associazione mafiosa e, quindi, forse c’è bisogno di un intervento legislativo per rendere il reato associativo legato al riciclaggio più efficace. Infine, penso che il tema delle buone pratiche sul contrasto al riciclaggio, di diffonderle e di dare loro anche un riconoscimento normativo sia un altro aspetto su cui occorre lavorare».

«L’antimafia in questa fase rischi di apparire - soprattutto per l’opinione pubblica e, quindi, per una gran parte della politica - soltanto come un aspetto celebrativo di chi ha fatto la lotta alla mafia in passato mentre ci sia molta meno attenzione a capire la pericolosità delle mafie oggi. Questo comporta dei rischi. Il primo rischio che vedo è che ci sia una sottovalutazione del fenomeno e della pericolosità delle mafie. Le mafie hanno scelto di essere meno visibili dal punto di vista militare o dei reati che commettono ma stanno investendo miliardi nell’economia legale mondiale. - ha proseguito il senatore - È chiaro che dal punto di vista dell’opinione pubblica, se non c’è una politica e una cultura che segnala questo rischio, preoccupa di più lo scippo sotto casa del riciclaggio di denaro nell’economia legale. Credo, quindi, che abbiamo bisogno di sottolineare i pericoli che porta con sé il riciclaggio di miliardi nell’economia legale. L’economia legale inquinata da ingenti somme di denaro governate dalle mafie, non solo frutto di traffici illeciti, rappresenta un problema per le democrazie e per le nostre libertà. Su questo c’è poca consapevolezza. Non credo che ci siano sottovalutazioni colpevoli ma sicuramente ci sono sottovalutazioni e, in qualche modo, ci sia anche subalternità ad un’opinione pubblica disattenta».

Venendo ai temi affrontati nel corso del lavoro parlamentare, Mirabelli ha spiegato che «Anche forze che dei simboli dell’antimafia fanno elementi fondamentali del loro pantheon, in questi anni abbiano più volte tentato di spiegare che le società - soprattutto le startup - si possono anche fare sul web, saltando ogni controllo o filtro e ciò che normalmente fanno i notai a tutela della legalità. Con questa logica abbiamo dovuto scontrarci più volte. Abbiamo contrastato più volte l’idea, che ciclicamente viene riproposta, di facilitare la formazione delle società, superando la necessità di guardare al bisogno che abbiamo di verificare chi le fa e con quali finanziamenti».

Rispetto alla questione della legge sugli appalti, Mirabelli ha chiarito che «La legge sugli appalti che uscirà dalla Camera dei Deputati avrà modifiche ma resiste di fronte alla spinta di abbassare le tutele di legalità in nome della semplificazione. Il punto centrale è la qualificazione delle stazioni appaltanti e la necessità di ridurre il numero delle stazioni appaltanti per poter avere personale qualificato e costruire know how e esperienze sul modello milanese in alcune realtà, in Parlamento non riusciamo a ottenere il risultato. Tutte le volte che abbiamo provato in questi anni, non siamo mai riusciti a far passare questa proposta nonostante fosse una delle proposte forti del Codice degli Appalti. Spero che le centrali uniche di committenza costruite per gli appalti del PNRR possano aiutare a creare un precedente che poi, da questo punto di vista, dia un segnale positivo».

Sezione: Politica italiana / Data: Sab 21 maggio 2022 alle 21:30
Autore: Redazione PN
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