"Prima ancora di occuparsi del caso della Tgr e della rimostranza sindacale dell’Usigrai a difesa dello straordinario notturno di 1.837 giornalisti e dipendenti che lavorano nelle redazioni regionali – tanti sono grazie ai numeri ufficiali diffusi dalla Rai in risposta a una mia interrogazione – credo che la commissione di Vigilanza debba approfondire il proliferare di notizie su presunti abusi sessuali e sessismo in Rai e sulle mancate risposte pubbliche dell’azienda. Solo nell’ultima settimana contiamo ben 5 denunce o presunti dossier apparsi sulla stampa: su queste vicende come può la principale azienda di comunicazione del Paese non comunicare nulla? Possibile la Rai accetti di essere associata a episodi del genere senza dire cosa sta facendo? L’Audit sta indagando? Qualcuno sa che a capo dell’Internal Auditing di Viale Mazzini c’è una donna, Delia Gandini, con un profilo professionale esterno e una grande esperienza proprio in amministrazione e controllo?”. E' quanto dichiara il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un'intervista a "Globalist"

"Intanto il caso che riguarda - prosegue Anzaldi spiegando a quali casi si riferisca - l’ex vicedirettore di Raisport Varriale, oggetto di un’indagine giudiziaria, finito in prima pagina su Repubblica con un’intervista al diretto interessato. Poi c’è il caso Report, con il dossier su presunti abusi e mobbing di Sigfrido Ranucci, sul quale già da 4 mesi lo stesso conduttore ha presentato una denuncia in Procura ma non si ha notizia né di eventuali verifiche dei magistrati né della Rai. Poi ci sono state le denunce sui social di due giornaliste del Tg1, Cinzia Fiorato, che ha parlato di molestie, discriminazioni e sessismo, e Barbara Carfagna, che ha parlato di ‘direttori che ci sbattevano al muro’. Poi Striscia la Notizia proprio in questi giorni, a proposito del caso di Greta Beccaglia, ha ricordato alcuni episodi del passato riguardanti il direttore di Rai3 Franco Di Mare su impropri allungamenti di mani in studio, notizia rilanciata proprio oggi da Dagospia. Ecco di fronte a tutti questi episodi finiti all’attenzione della pubblica opinione, come fa la Rai a non fare e dire nulla?”. 

“Se aprire o meno - aggiunge ancora Anzaldi - le indagini lo deciderà l’azienda, seguendo le procedure previste, a tutela delle persone coinvolte, della dignità delle donne e del buon nome della Rai. Mi chiedo, però, perché un’azienda con duemila giornalisti, vari dirigenti preposti alla comunicazione e all’ufficio stampa, un’ampia compagine di comunicatori assunti anche dall’esterno, su queste vicende non comunichi nulla ai cittadini che pagano il canone. Se l’Audit ha già avviato verifiche in alcune di queste questioni, perché non lo dicono? Sarebbe innanzitutto un segnale e un aiuto concreto per le donne, che così saprebbero che il clima in Rai è cambiato e che ogni denuncia ora ha un seguito. E sarebbe una tutela per l’azienda, il cui nome viene associato a vicende così gravi”.

Sezione: Politica italiana / Data: Ven 03 dicembre 2021 alle 18:10
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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