“Bisogna andare molto indietro nel tempo per ricordare un parlamentare europeo chiuso in custodia cautelare all’interno di un carcere di uno Stato UE. La vicenda di Eva Kaili mi ha colpito molto, così come mi ha colpito molto il Qatar gate”. Lo ha detto Deborah Bergamini, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera e vicepresidente Ppe al Consiglio d'Europa, intervenendo a Zapping. “Non conoscevo personalmente Eva Kaili – ha proseguito - ma sono voluta andare a trovarla in carcere, poco prima di Pasqua. Ho avuto con lei una conversazione di circa un’ora: è stato molto toccante, ho trovato una donna colpita e sofferente ma anche molto combattiva. Sono andata tante volte a trovare in carcere detenuti politici e non politici per verificarne le condizioni.

Questa volta, a spingermi ad andare è stato il fatto che appena lei è stata accusata di una serie di gravi reati, è scattata, come altre volte in passato, la caccia all’untore, la presunzione di colpevolezza immediata soprattutto da parte della classe politica. Voglio ricordare che Eva Kaili fa parte della famiglia del partito socialista europeo, non della mia. Ma, indipendentemente dalla maglietta politica indossata, c’è stato immediatamente un gelo, un silenzio, un totale isolamento da parte della classe politica. Siccome ritengo che il garantismo sia il cemento su cui si costruisce ogni forma di civiltà, sociale e giuridica, mi ha colpito molto questo grande silenzio. Quando sono andata a trovarla, la prima cosa che mi ha detto è stata: lei è il primo politico che si scomoda per venire a vedere come sto, non l’ha fatto nessuno. Io sono rimasta molto sorpresa, perché mi sembrava un atto normale andare a trovarla per sincerarsi delle sue condizioni”, ha concluso.

Sezione: Politica italiana / Data: Mar 06 giugno 2023 alle 17:20
Autore: Redazione Milano
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