"Il problema non è di persone, ma dell’intero partito. Trovo ingiusto che si cerchi di fare di Letta il capro espiatorio. Enrico ha provato fino all’ultimo a rendere la coalizione competitiva con il campo largo, ma il narcisismo esasperato di Conte e Calenda, e la loro inaffidabilità, l’hanno reso impossibile. E poi si è speso in una campagna elettorale durissima, senza risparmiarsi. Ora con grande dignità si fa da parte".

Così, oggi sul Corriere della Sera, il professor Filippo Andreatta, figlio dell’inventore dell’Ulivo e molto vicino ad Enrico Letta.

"Il Pd ha perso il rapporto con il popolo della sinistra. Rimane in sintonia con la borghesia delle Ztl, ma non fa più breccia tra i lavoratori delle periferie e dei piccoli centri. Si sta trasformando in una specie di partito radicale di massa, che è una contraddizione in termini. Non si è saputo adattare al cambiamento della società e ora non ci sono più rendite. Il centrodestra ha preso più voti persino in Toscana ed Emilia - ha spiegato. Ci sono solo due strade per ritrovare un rapporto forte con l’elettorato. O si taglia con il passato, rottamando tutti, ma proprio tutti, i dirigenti che hanno avuto un legame organico con i partiti fondatori. Io credo che cambiare opinione sia una virtù. Ma un conto è cambiare voto, un conto è rappresentare con la propria faccia due partiti che si narra dovrebbero essere diversi. Non si può essere segretari provinciali del Pd se si è stati segretari provinciali dei Ds o di qualsiasi altro partito. Oppure - ha aggiunto - si prende atto del fallimento e ci si scinde in due partiti, uno riformista e l’altro più massimalista, rimanendo alleati alle elezioni. Dopotutto quest’ultimo è stato l’esito del suo alter ego, il Popolo della Libertà, fondato nel 2008 e sciolto nel 2013".

Sezione: Politica italiana / Data: Sab 01 ottobre 2022 alle 10:45
Autore: Simone Gioia
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