“Il marchio di Caino che porta il detenuto rischia di essere una doppia espiazione della pena. Questo non è giusto: una volta saldato il conto con la giustizia, il cittadino deve potersi reinserire, essere preparato al lavoro e allo stesso tempo non trovare un mondo ostile che lo respinga”. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al dibattito organizzato nel carcere di Rebibbia dopo la proiezione di “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani, insieme al regista e alla giornalista di Rai radio1 Ilaria Sotis.

La tavola rotonda dopo la visita ai laboratori della Casa circondariale, dove lavorano le persone detenute. Il Guardasigilli è accompagnato dalla direttrice dell’istituto Rosella Santoro e dal capo Dap, Giovanni Russo. Con il ministro, anche il sottosegretario, Andrea Ostellari, e il capo di Gabinetto, Alberto Rizzo.

Sartoria, arte orafa, pittura, teatro, cucina sono alcune delle attività previste nell’istituto, che ospita anche il progetto Metamorfosi, simile a quello in atto a Opera: il legno delle barche sequestrate ai trafficanti di migranti viene trasformato in rosari. “Sono rimasto sorpreso, anzi entusiasta di quanto ho visto qui”, evidenzia il Guardasigilli. “Cose straordinarie che, quando sono entrato in magistratura, 45 anni fa, nessuno poteva immaginare”. Dal laboratorio di arte orafa proviene il dono delle persone detenute al ministro: un timbro da scrittoio in bronzo, con incise le sue iniziali.

Il film di Milani, incentrato sull’esperienza del teatro in carcere, evidenzia l’utilità dell’offerta di diverse attività negli istituti che, come nota Nordio, “non servono solo ad ‘ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi te‘ – per citare il film – ma anche a dare una ricreazione in senso spirituale per queste persone, e anche prepararle al lavoro”, così favorendo il reinserimento nella società “una volta espiata la pena”. Il Guardasigilli plaude anche alle attività promosse dalla fondazione Severino, guidata dall’ex ministra della Giustizia, “estremamente attiva e benemerita”.

La ricca offerta di attività per le persone detenute fa di Rebibbia, come sottolinea Nordio, “una struttura pilota, che favorisce la comunità intesa come associazione tra persone diverse che si incontrano, venendo da esperienze che hanno in comune solo la disgrazia di aver commesso un reato”. E, in una prospettiva futura, l’orientamento di uno Stato moderno, continua il Guardasigilli, “è proprio potenziare questo tipo di strutture carcerarie, riducendo quelle antiche che sono incompatibili con la vita comune”.

E a proposito di attività che favoriscono il senso di comunità, quelle dedicate al teatro, per la loro valenza educativa e formativa, si sono gradualmente diffuse nei penitenziari. Dagli anni ’80, quando si costituirono le prime compagnie a Rebibbia, San Vittore e Volterra, si è passati alle 85 di oggi. Inoltre, sono circa 148 i laboratori attivi e, nel 2021, 2489 persone detenute hanno frequentato almeno un’attività teatrale.

Tra gli interpreti del film di Milani, anche Antonio Albanese che, impegnato nelle prove di un’opera teatrale a Cagliari, tiene a inviare un messaggio scritto ai presenti, letto dal regista: “Credo sinceramente che il sapere e la bellezza possano curare“, evidenzia l’attore. “Migliorare come persone è una piacevole sfida, anche perché tutti – e fatemi dire tutti – abbiamo un potenziale sorprendente. Spero con tutto il cuore che il film vi sia piaciuto, come è piaciuto a me interpretarlo”.

Sezione: Politica italiana / Data: Mer 08 febbraio 2023 alle 16:50
Autore: Redazione PN
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