Sul dossier migranti, il presidente del Veneto, Luca Zaia, in una intervista alla “Stampa” ha sottolineato che “l’Europa non si sta occupando di questo esodo biblico, non considera più i confini italiani come confini europei”. E la conseguenza di questa situazione è che “l’Italia sta diventando il ventre molle dell’Europa e pian piano ne diventeremo anche il campo profughi”. Zaia ha dichiarato: “Abbiamo l’imbarazzo di avere un’Europa totalmente assente, latitante, che non si sta minimamente occupando del problema”. Dal suo punto di vista, infatti, la prova della debolezza, anzi dell’assenza di Bruxelles è legata al fatto che le decisioni assunte da Germania, Austria e Francia sono state prese senza alcun intervento comunitario, praticamente nel silenzio: “In Europa abbiamo votato e voluto Schengen, ora non vedo per quale motivo alcuni Paesi devono chiudere le frontiere. E questa è la prova provata di un altro aspetto: i ricollocamenti dei cittadini immigrati che arrivano in Italia non hanno nessuna efficacia a livello europeo, si contano sulle dita di una mano”. Serve un cambio di passo: “Siamo preoccupati per la dignità dell’ospitalità: chi scappa da morte e da fame deve avere ospitalità dignitosa ma molto spesso va in tilt perché arrivano migranti economici che non c’entrano nulla con morte e fame”. Una situazione che sta portando al “cambiamento della fisionomia delle nostre comunità. Per questo noi dovremmo rivedere i servizi sanitari, educativi e sociali in generale”.

Per il presidente della Regione Veneto  “Questo non vuol dire che siamo contro una società multietnica. Ma un discorso è un processo naturale, un altro è quello che sta accadendo adesso, che non ha nulla a che vedere con il processo naturale.  Chi muore di fame va aiutato, ma qui abbiamo un problema che si chiama Europa." Zaia  ha fatto poi un distinguo tra i Cpr e il tema dell’arrivo dei migranti in territorio italiano. I presidenti delle regioni si stanno dividendo sull’accettare o meno la decisione del governo di ospitarne uno in ogni regione: “Il Cpr è un anello della filiera dell’immigrazione ma non dipende dalle Regioni. Sembra che l’obiettivo nazionale sia di averne uno per Regione. Stiamo parlando di una detenzione amministrativa di un massimo di 18 mesi volta al rimpatrio. Non c’entra nulla con l’arrivo dei migranti nel territorio italiano”, ha concluso.

Sezione: Politica italiana / Data: Mar 03 ottobre 2023 alle 12:00
Autore: Tommaso Di Caprio
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