"Anche oggi, la quotidiana offensiva contro le resistenze, ovviamente ideologiche, all'utilizzo del Mes sanitario. I fautori, ovviamente pragmatici, del Mes continuano a non spiegare perché 17 Stati dell'Unione europea hanno attinto al Sure, il fondo per il reddito ai disoccupati, per importi inferiori a quanto potrebbero ottenere con il Mes, ma nessuno, invece, intende accedere al Mes. Eppure tutti gli Stati in attesa del Sure hanno, seppur minori di noi, risparmi in termini di spesa per interessi sul debito contratto". Lo scrive su Facebook il deputato di LeU Stefano Fassina. "La ragione è semplice - spiega - il Mes sanitario non ha condizionalità all'accesso, ma conserva intatte le norme sulla valutazione della solvibilità del debitore dopo l'accesso.

A fronte di oggettivi rischi di solvibilità di uno Stato con un debito pubblico superiore al 160% del Pil in uno scenario di deflazione, scatta, per Statuto del Mes e per regolamenti europei, la pressione per un programma di aggiustamento macroeconomico e strutturale, tanto più in considerazione delle condizionalità previste per il Recovery Fund". Per Fassina, "il quadro regolativo di finanza pubblica e di politica monetaria va radicalmente riscritto, come ha fatto la Fed negli USA. Invece, da noi, la forza politica che più dovrebbe essere interessata alle condizioni del lavoro e del welfare insiste per legare ancora più le mani al governo e ridurne ulteriormente il potere negoziale. Le risorse necessarie alla riqualificazione del Servizio Sanitario Nazionale vanno prese sul mercato con un continuo e adeguato sostegno della Bce, la quale non ci fa un piacere, ma svolge la sua funzione in uno scenario da economia di guerra, in linea con la Fed, la Bank of England, la Bank of Japan e tutte le altre".

Sezione: Politica italiana / Data: Sab 26 settembre 2020 alle 17:00
Autore: Rosa Doro
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