“Quando metti una donna in una carica importante poi non puoi permetterti di non vederla per due anni. Ho preferito assumere uomini o donne over quaranta così tutto quello che dovevano fare, figli, matrimoni o divorzi, lo avevano già fatto“. 

Non è uno scherzo o una provocazione, sono le testuali parole di una imprenditrice di cui non faccio il nome perché difendo sempre il lavoro delle donne e non voglio che la sua impresa risenta delle atrocità che ha detto. 

Però una cosa va chiarita: è anche perché ci sono donne che ancora la pensano così, da uomini anni ‘80 , se la piena occupazione femminile, la maternità , la parità salariale, il raggiungimento di  posizioni apicali nella professione sono ancora proibite al genere a cui appartengo con orgoglio.  Se questo non è un paese per donne e tantomeno per mamme lo dobbiamo anche alle donne che la pensano così, che quando arrivano ai vertici sicuramente con percorsi di faticosa conciliazione, invece di “far scendere l’ascensore” impediscono l’accesso alle altre donne perché sanno cosa significa la fatica quotidiana di lavorare coi figli. Eppure, proprio perché conoscono quella fatica, la evitano. Proprio  nel momento in cui sarebbe strategico fare e dare di più , superare una mentalità maschile che ha lasciato a casa per decenni e secoli i talenti delle donne, di colpo sprofondiamo ancora se accettiamo che si possa dire: ti assumo solo se hai risolto le tue questioni famigliari. Come se gli uomini non avessero figli, non divorziassero, non si risposassero: ci facciamo sempre un gran male da sole, incredibile! 

Ho tre figli, ho sempre lavorato, quando ho fatto la prima campagna elettorale  Pietro aveva tre mesi, lo allattavo nelle pause accompagnata dal suo papà che mi seguiva in ogni momento possibile . Abbiamo fatto il 19,5% a quelle elezioni, Pietro ed io e tutta quella squadra.

l’Italia è piena di storie come la mia, di mamme con figli che lavorano senza sosta, che non si arrendono, che pretendono di più, che a chi dice loro stai a casa che è meglio saprebbe come rispondere. Anche perché non esiste un solo argomento valido. Non uno aziendale, le donne come gli uomini  vanno valutate per il merito e non per il loro percorso famigliare. Non un motivo imprenditoriale, gli imprenditori hanno strumenti; dalla certificazione aziendale per la parità, dai congedi parentali ai nidi aziendali. Non uno umano o sociologico, le differenze di genere e il loro dialogo sono l’essenza del progresso di una società. Non economico , meno donne al lavoro significa meno Pil.  

Dedico questa giornata di festa tra luci ed ombre a tutte le donne che non si arrendono , è sulle loro gambe che procediamo tutte. Avanti, con coraggio, cuore e testa. Come sappiamo fare”, così in un post su Facebook la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, segretaria della commissione Femminicidio.

Sezione: Politica italiana / Data: Dom 08 maggio 2022 alle 20:30
Autore: Redazione PN
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