“‘Al massimo che possono farmi, mi uccidono? E allora?’. Padre Puglisi aveva chiaro, fino in fondo, il senso della sua missione. Rappresentava lo Stato dove lo Stato, in quei terribili anni, non arrivava. inculcava nelle giovani generazioni il convincimento che una vita senza l’assoggettamento mafioso era e doveva essere possibile. L’insegnamento era per lui il punto dirimente per una svolta. L’educazione era ‘aiutare a tirare fuori da ciascuno la sua personale ricchezza’. Il parroco del quartiere palermitano di Brancaccio era il diventato il compagno di strada di migliaia di ragazzi. Per questo per la criminalità organizzata era diventato un pericolo e l’unico modo che avevano per fermare il suo impegno era la sua eliminazione fisica. Ma quel 15 settembre del 1993, il giorno del suo compleanno, hanno sì assassinato l’uomo Pino Puglisi. Nello stesso tempo, però, hanno resa immortale la sua figura e la sua storia, anche grazie all’opera di Papa Francesco che proprio da Palermo, il 25 maggio del 2013 lo ha proclamato beato e martire della fede. Per il suo omicidio sono stati condannati come mandanti i fratelli Graviano e come esecutore materiale Salvatore Grigoli, convertito e divenuto collaboratore di giustizia proprio grazie al sorriso rivoltogli da padre Puglisi in punto di morte”.

Così il deputato dem della commissione Antimafia, Carmelo Miceli.

Sezione: Politica italiana / Data: Mer 15 settembre 2021 alle 18:00
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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