«Italia sì, Italia no, Italia bum, la strage impunita» cantava Elio e le Storie Tese a Sanremo 1996. Quella canzone, “La terra dei cachi” è uno spaccato dell'Italia, dei suoi scandali, dei suoi limiti, di quello che noi cittadini abbiamo dovuto sopportare per decenni.

Ahimè una delle caratteristiche dell'Italia è proprio questa: le stragi impunite.

Sono passati 40 anni dalla Strage di Ustica e quel massacro è tutt'ora impunito. Nessuna verità e un Popolo volutamente tenuto all'oscuro e purtroppo abituato a reprimere la rabbia allo stadio o davanti alla TV.

Su Ustica la Vox Populi è piuttosto variegata. C'è chi ritiene che siano stati i francesi che confusero il DC-9 con l'aereo di Gheddafi ma non ci sono certezze.

Sulla Strage di Genova la Vox Populi è una sola e parla forte e chiaro: “è colpa di chi doveva fare la manutenzione del ponte”. Quindi di chi ha le concessioni autostradali, quindi di Autostrade per l'Italia S.p.A., quindi di Atlantia.

D'altronde i ponti non vengono giù da soli ed il Morandi non è stato mica bombardato. La Strage di Genova è avvenuta per “incuria”, “omesso controllo”, “consapevole superficialità”, “brama di profitto”. Sapete chi ha pronunciato queste parole? Ve lo dico tra poco.

Secondo l'ANAC (l'Autorità Nazionale Anti-Corruzione) Autostrade per l'Italia, la società dei Benetton, ha speso poco più di 33.000 euro all'anno per garantire la sicurezza del Ponte Morandi tra il 2005 e quel maledetto 14 agosto di due anni fa. 440.000 euro in tutto. 440.000 miseri euro se paragonati ai miliardi di euro di utili del gruppo Benetton.

Sempre l'ANAC parla di un'abitudine della società dei Benetton a occultare i dati: "È evidente che Autostrade per l'Italia S.p.A. Ha mostrato, in generale, una scarsa o nulla propensione alla condivisione di informazioni con soggetti deputati al controllo o, comunque, a garantire un presidio di trasparenza nell'interesse ed a tutela di tutta la collettività".
E ancora. Proprio ieri la Corte Costituzionale ha sentenziato che escludere Autostrade per l'Italia S.p.A. dalla ricostruzione del Ponte Morandi è una scelta del tutto legittima. Escludere nella ricostruzione del ponte crollato la società responsabile della sua manutenzione è legittimo, è giusto, è sacrosanto.
Revocare non per vendetta ma per ribadire quel potere di autotutela che lo Stato ha il dovere di esercitare nell'interesse del Popolo e della sua sicurezza.

Revocare la concessione a chi per “incuria”, “omesso controllo”, “consapevole superficialità”, “brama di profitto” è responsabile di quei 43 morti è un dovere di uno Stato che ha come obiettivo la costruzione di un'identità nazionale.
Ed è un dovere che lo Stato ha non solo nei confronti dei familiari dei morti della Strage di Genova ma anche nei confronti degli italiani che verranno. Revocare non serve come punizione ai Benetton di ieri ma come monito ai Benetton di domani!

“Nulla può estinguere il dolore di chi ha perso un familiare o un amico a causa dell’incuria, dell’omesso controllo, della consapevole superficialità, della brama di profitto”. L'ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera indirizzata ai parenti delle vittime il 14 agosto scorso, primo anniversario della Strage di Genova.

Quei parenti che, non a caso, dicono solo una cosa: “per noi conta solo la revoca”. E lo dicono perché hanno capito bene che la questione va oltre il Morandi, va oltre il loro dolore, va oltre la rabbia nei confronti di chi si è arricchito sfruttando beni della collettività. La questione riguarda la credibilità del Paese e la costruzione di un'identità nazionale che potrà esserci solo con la fine della stagione delle stragi impunite.

Sezione: Politica italiana / Data: Dom 12 luglio 2020 alle 12:06 / Fonte: Facebook
Autore: Politica News Redazione
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