Il Prof. Carlo Casula, storico e accademico, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.



Riguardo i suoi rapporti con il premier Conte. “Con Giuseppe Conte ci siamo conosciuti molti anni fa, quando fece domanda per entrare al collegio Villa Nazareth. Da lì è nato un rapporto che è durato nel tempo, di stima reciproca, legata anche al fatto che entrambi abbiamo scelto come lavoro quello dell’insegnamento universitario. Abbiamo fatto anche dei viaggi insieme negli Usa per stabilire rapporti con delle università americane e già lì hanno cominciato a chiamarlo Giuseppi, ben prima di Trump, anche noi ogni tanto scherzosamente lo chiamavamo così. Non gli interessava particolarmente la politica, non ha mai avuto una passione per la politica. Bisogna ricordare che lui appartiene ad una generazione che non ha avuto come interesse prevalente la politica, come nel caso della mia generazione sessantottina. Credo che questo sia il suo punto di forza, che piace agli italiani, può sempre dire: questo non è il mio mondo, posso tranquillamente tornare a fare il mio mestiere. Non credo sia affascinato dall’idea di fare il politico di professione. Quando Conte parla gli ascoltatori sono colpiti dal fatto che parla bene, non in forma ossessiva, dà la sensazione che prima di affermare qualcsa rifletta un attimo. E poi si fa comprendere, non fa mai discorsi in politichese. I complimenti di Fuksas a Conte? E’ normale che l’incontro con il presidente del Consiglio che però contemporaneamente è un professore universitario, un professionista serio e affermato e un intellettuale sui generis non possa che suscitare sentimenti di attrazione. Ora con Conte ci scambiamo dei messaggi, gli ho mandato ultimamente un mio libro sull’esperienza dei cristiano-sociali. Lui è un credente, che ha un cuore che batte a sinistra, con una particolare sensibilità per le questioni sociali e le condizioni della gente comune. Conte è uno che si è fatto da sé, che non è partito da condizioni di particolare privilegio.
Salvini? Lui sì che è un politico di professione fin da bambino, non ho particolare stima di lui”.

Sugli stati generali. “Gli Stati generali in Francia dell’89 sono serviti per dare l’avvio alla più grande rivoluzione contemporanea. Hanno finito per avere un valore universale”.

Sezione: Politica italiana / Data: Mar 23 giugno 2020 alle 20:15
Autore: Ivan Filannino
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