“Esattamente 30 anni fa la mafia uccise Falcone, con la moglie e la scorta e poco dopo avrebbe ucciso anche Borsellino. L'idea dei mafiosi era chiara: eliminandoli sarebbe tornata incontrastata a gestire il malaffare, obbligando lo Stato a piegarsi. Ottenne l’esatto contrario: la morte dei servitori dello stato fu uno shock nazionale che mise davanti agli occhi di tutti la realtà delle cose e il valore e l’esempio dei due magistrati”. Così in una nota l’On. Sestino Giacomoni di Forza Italia, membro del coordinamento di presidenza del partito azzurro. “La loro morte li ha resi eterni, eroi italiani. Ricordo quel 23 maggio 1992 – prosegue Giacomoni -, ero un giovane consigliere comunale che si stava laureando in Scienze Politiche alla Luiss mentre faceva il servizio militare. Uscito dalla caserma del 235° reggimento Ascoli Piceno, passando davanti ad un bar, vidi in Tv le immagini dell’attentato di Capaci a Falcone e alla sua scorta e ricordo la spinta ad impegnarmi nelle istituzioni per reagire al tentativo di piegare lo Stato. Ho avuto la fortuna far parte dei governi Berlusconi che più di tutti hanno combattuto la mafia: abbiamo realizzato il codice antimafia e abbiamo, nel tempo, catturato 1.296 malavitosi, ma soprattutto 32 dei 34 personaggi della mafia che erano latitanti, sequestrando 490 mila beni appartenenti alla mafia per un importo vicino ai 40 miliardi di lire. Dobbiamo proseguire ogni giorno nella lotta alla mafia che ancora c’è, ma che, anche grazie all’esempio di personaggi valorosi come Falcone, è sempre più debole. Come ha detto poco fa il presidente Mattarella: Falcone ‘non si abbandonò mai alla rassegnazione, la fermezza del suo operato nasceva dalla radicata convinzione che non vi fossero alternative al rispetto della legge, a qualunque costo, anche a quello della vita”, ha concluso Giacomoni.

Sezione: Politica italiana / Data: Lun 23 maggio 2022 alle 14:50
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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