“Non potranno essere forme assistenziali e passive di sussidio a mettere al riparo le persone dal cambiamento in atto e dalle trasformazioni sempre più veloci che le rapidissime evoluzioni nel mercato del lavoro portano con sé.
L’errore più grande è procedere per compartimenti stagni: imperdonabile. Gli interventi non possono essere sconnessi gli uni dagli altri perché la strategia deve essere unica. Soprattutto non si può procedere con quella logica dell’assistenzialismo e dei bonus che rappresenta il fallimento più grande del passato Governo Conte.

Se oggi questa discussione è diventata di tutti, e tutti – dico tutti – affermano che il Reddito di cittadinanza ha bisogno di correttivi, è perché noi abbiamo avuto il coraggio di dire a voce alta che quello strumento non funziona. Non solo perché ha distribuito risorse a criminali e mafiosi ma perché, e questo è il dato dirimente, non ha dato risposte alla povertà assoluta, non ha garantito le famiglie numerose, non garantisce inclusione sociale né inclusione occupazionale mentre rende compatibile il sussidio e il lavoro nero. Che è un modo per fare precipitare l’Italia e quei territori nel baratro”.
Così la Presidente di Italia viva Teresa Bellanova, Viceministra alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, che stamattina dal palco di Ponte di Legno, in apertura di giornata è intervenuta con la deputata Raffaella Paita, Presidente Commissione Trasporti della Camera, e con Matteo Renzi, su infrastrutture, lavoro, nuova occupazione, nel corso della Scuola di formazione politica “Meritare l’Europa”.

“Questo fallimento va dichiarato senza tentennamenti, senza paura di perdere consenso.  La battaglia che facciamo contro il reddito di cittadinanza così com’è ha una dignità enorme, perché parte da un presupposto non negoziabile: l’idea di sistema Paese che noi abbiamo si fonda sul lavoro e non sull’assistenzialismo. Non ci faremo piegare da chi ci vuole metterci all’angolo con una narrazione assolutamente infondata”, ha detto ancora Teresa Bellanova.

E dunque: “Sono necessarie politiche industriali capaci di mettere in campo quel che sarà necessario tra tre o cinque anni, politiche attive coerenti con questa visione, politiche mirate per la formazione, e un nuovo welfare capace di accompagnare le persone lungo queste trasformazioni perché nessuno venga lasciato indietro.

Per questo la Riforma degli ammortizzatori sociali, che ancora non conosciamo, non può limitarsi solo ad allungare i tempi della cig mentre è fondamentale poter utilizzare le fasi di inattività per creare nuove competenze.

Se la Riforma degli ammortizzatori social non si porta appresso un vero piano vero di formazione continua e non risponde al bisogno di allargamento della base produttiva e occupazionale non riuscirà a rispondere al bisogno vero di questo Paese: sconfiggere le marginalità, creare lavoro, adeguare le competenze al nuovo sviluppo che sta venendo avanti. Per noi il riformismo è questo”, ha concluso Bellanova.

Sezione: Politica italiana / Data: Gio 02 settembre 2021 alle 21:50
Autore: Redazione PN
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