“Saprà essere l’attuazione del Pnrr all’altezza delle aspettative del Paese? E sapremo, noi tutti e tutte, mettere in campo l’impegno necessario perché le promesse siano mantenute e soprattutto si tenga fede al patto di genere e intergenerazionale che il Piano sigla? Sono le due domande che, come donna impegnata nelle istituzioni, come esponente del Governo, come presidente di una forza politica, e come madre, mi incalzano più di altre. Quelle più sfidanti, che non posso e non voglio eludere e che chiamano in causa non solo ognuno di noi, come singole soggettività, piuttosto ogni comunità istituzionale e sociale determinata a misurarsi con l’occasione che il Pnrr significa. In questa sede io non ho dubbi: so quanto voi siate determinate a incidere profondamente, e da una chiara e innegoziabile prospettiva di genere, nel rilancio del Paese e nella promozione del valore donna con quelle azioni di rete che hanno reso il vostro modello di intervento così accuratamente riconoscibile nel corso del tempo. Si tratta, adesso, di rafforzare l’intera valigia degli attrezzi a nostra disposizione e se necessario individuandone di nuovi, a partire da una dato inconfutabile: per il nostro Paese  il PNRR rappresenta un’opportunità imperdibile di crescita e di sviluppo grazie all’intreccio investimenti/riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, rafforzare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori all’interno delle aziende, garantire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Sostenibilità, coesione, inclusione, riduzione dei divari: sono parole chiave. Coesione sociale e territoriale, che il Piano mira a rafforzare, e contrasto alle disuguaglianze di genere vanno di pari passo, perché non c’è sviluppo reale nei territori se non riusciamo a garantire pari opportunità di genere, se non facciamo fare un salto di qualità alla nostra democrazia. Per questo, se integrazione delle risorse e degli strumenti in altri segmenti della vita economica, sociale, culturale e produttiva del paese sono necessari, qui diventano determinanti”.

Così la Viceministra alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Teresa Bellanova, intervenendo oggi all’Assemblea Nazionale Fidapa, dedicata al tema.

“La regia associativa per lo sviluppo di genere”. “Le risorse finalizzate a investimenti tali da registrare un impatto positivo nella riduzione dei divari rappresentano nel Pnrr il 20per cento del totale, circa 38.5 miliardi di euro”, ha proseguito Bellanova.

“Garantire con riforme, investimenti e formazione le stesse opportunità economiche e sociali tra donne e uomini, prevedendo l’integrazione di una prospettiva di genere che si incardini trasversalmente a tutte le diverse attività legate alle fasi di attuazione delle politiche pubbliche, così da rafforzare in ogni segmento della vita economia e sociale il gender mainstreaming, è tra gli obiettivi strategici del Piano. Una priorità che muove da una consapevolezza: se pure l’autonomia economica e l’affermazione professionale non sono sufficienti, a volte, per impedire discriminazioni e violenze di genere, di certo una donna indipendente economicamente è anche più libera, o comunque ha maggiori chances, davanti a scelte che possono essere cruciali per la tutela della propria vita e quella dei propri figli. Dobbiamo essere capaci, lungo l’intera filiera istituzionale, in alleanza con i corpi sociali e soprattutto facendo leva sul riconoscimento reciproco e sul lavoro di rete, di mettere in campo tutta la strumentazione necessaria a garantire libertà femminile e dovunque piena cittadinanza alle donne, contrastando gli squilibri e le disparità di genere dovunque si manifestino”.

“Mi si chiede spesso”, ha detto ancora Bellanova, “quali siano le ragioni dei divari di genere. E’ una domanda che mi stupisce, perché sono sotto gli occhi di tutti. Come mai non tutti riusciamo a vederle? Quante volte nel corso di una crisi economica è stato considerato normale che a perdere il lavoro per prime o ad avere più difficoltà nel trovarne fossero le donne? Quante volte si ritiene normale che le donne possano accontentarsi di un lavoro in nero o sottopagato o di un part time, obbligatorio e non volontario? Non è un vulnus che ancora oggi la presenza delle giovani donne nelle cosiddette discipline Stem non sia forte e radicata come sarebbe invece necessario? Non è vero, soprattutto nel Mezzogiorno, che a farsi carico del lavoro di cura familiare, dalla gestione della casa alla relazione con i figli, sono soprattutto le donne?  E che quando parliamo della necessità di tenere insieme desiderio di un figlio e aspirazione professionale ci riferiamo soprattutto alle donne? E’ notizia di questi giorni che all’astronauta italiana Samantha Cristoforetti che si prepara a tornare in orbita è stata rivolta una domanda che certo non si farebbe mai ad un uomo: come farà con i bambini? Alla domanda ha risposto con naturalezza e acume la stessa Samantha: di loro si occuperà il loro bravo papà. Una risposta normale. Quello che non è normale è che si possa pensare di rivolgere una domanda del genere. E che sui social possano in parte scatenarsi commenti dove si sceglie di additare la stessa astronauta piuttosto che sottolineare la giustezza, la normalità, direi l’ovvietà, della risposta”.

Sezione: Politica italiana / Data: Sab 23 aprile 2022 alle 20:15
Autore: Redazione PN
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