Il vice-segretario di Più Europa, Piercamillo Falasca, ha scritto un articolo per Linkiesta in cui fa una riflessione sul momento di difficoltà che sta vivendo l'Unione europea: "Bisogna salvare l’Europa dal rischio più grande: la fine dell’integrazione e dello spazio civile e di libertà comune, il risorgere dei nazionalismi, la povertà dei Paesi finanziariamente più deboli e la loro trasformazione in colonie. Colonie cinesi, magari.... L’Unione sembra un insieme di debolezze: da un lato un bilancio risicato (appena l’uno per cento del PIL europeo), l’eccessiva complessità istituzionale (incomprensibile ai cittadini, peraltro), dall’altro un meccanismo decisionale che lascia il potere saldamente in mano al Consiglio Europeo, dove i vari governi portano ognuno la propria agenda nazionale, non l’interesse generale di centinaia di milioni di cittadini europei. Il virus ha dimostrato di essere particolarmente aggressivo e letale nei confronti degli organismi più deboli: tale è l’Unione europea, che rischia seriamente di morire.... I sovranisti del Nord Europa – come i leghisti di un tempo rispetto al Mezzogiorno – sono tentati dalla prospettiva di separare i loro destini da quelli dei Paesi mediterranei. Sotto la pressione sovranista e preoccupati per la storica indisciplina fiscale italiana e mediterranea, i governi a guida popolare (Merkel in Germania) o liberale (Rutte in Olanda) negano la possibilità per l’Unione di fare un passo cruciale: la sfida di un debito comune, gli eurobond, con i quali finanziare investimenti e beni pubblici europei. Beninteso, per consentire all’Unione europea di emettere proprio debito servirebbe una modifica dei trattati, un processo lungo oggi impensabile, ma lasciando l’emissione dei nuovi titoli al MES e affidando la gestione delle risorse alla Commissione, si potrebbe nei fatti permettere a Bruxelles di muoversi con risorse e strumenti adeguati ai tempi che viviamo. Perché il Nord Europa dice No? Semplice, perché teme l’indisciplina fiscale di Paesi che da decenni si comportano da cicale e mai da formiche.... Se muore l’Europa unita, rischia di morire anche l’Italia unita. Noi che continuiamo a essere europeisti e a rivendicare la necessità storica e materiale di un’Europa più integrata e coesa, siamo arci-italiani. Siamo convinti che un’Europa unita e federale sia il destino migliore per l’Italia e per le sue generazioni future, uno spazio civico continentale che tuteli e promuova le libertà e i diritti dei cittadini italiani. Per questo, da italiani innamorati dell’Italia, continuiamo a batterci perché il destino del Paese non sia segnato, sotto i colpi dei suoi errori passati e recenti e sotto la follia di chi ha già firmato un preliminare di contratto con qualche potenza autoritaria straniera.... A noi interessa che l’Europa oggi sia consapevole del rischio mortale che sta affrontando e che scelga invece un salto di qualità e di paradigma: che si riprenda a parlare di federazione europea, che s’inizi dotando la UE di un bilancio e di risorse proprie all’altezza delle sfide. Dall’uno per cento del PIL europeo graziosamente concesso a un bilancio robusto, con entrate proprie e la devoluzione di un pezzo di potere impositivo da parte degli Stati. Siamo a un bivio storico: federazione o colonizzazione".

Sezione: Politica estera / Data: Lun 23 novembre 2020 alle 13:10 / Fonte: Linkiesta
Autore: Roberto Tortora
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