"La condanna verso l’aggressore, la Russia di Putin, deve essere senza attenuanti. Allo stesso tempo tenere aperto il dialogo è un dovere politico. La guerra si ferma con i negoziati, non con i tweet. Putin non è improvvisamente impazzito, guai ad assecondare tale lettura superficiale: Putin sta cambiando la geografia del mondo, spostando il baricentro a Est. È immorale ma non è umorale. Sfida l’Europa perché ha un patto con la Cina, l’India e molti paesi africani. Per questo bisogna che la reazione sia politica".

Così, oggi su La Repubblica, il leader di Italia Viva Matteo Renzi

"Serve un nuovo progetto: difesa comune, energia, identità culturale. E serve tanta tecnologia. Credo che la Merkel sia la più autorevole tra le personalità istituzionali per svolgere questo ruolo. Macron e Draghi si stanno muovendo bene ma serve un salto di qualità politico anche a Bruxelles. Più politica e meno burocrazia, per favore" aggiunge.

"Zelensky - spiega Renzi - ha saputo utilizzare benissimo la superiorità nella capacità di comunicazione. Data la sua formazione, ha utilizzato i social come deterrente per le azioni più gravi che la Russia poteva compiere. Ed è straordinario vedere come un presidente cresciuto su Netflix stia lottando da leone. Di là però c’è il presidente cresciuto nel Kgb che ha messo in conto una guerra paziente e lunga: se metti 65 chilometri di carri armati a due passi da Kiev non li stai portando in gita. Sa che tra qualche giorno o settimana gli serviranno. Nel mezzo i bambini muoiono e le famiglie si separano. Scene da spezzare il cuore".

"Aiuti militari agli ucraini? Per mostrare solidarietà si. Per vincere la guerra temo di no" conclude Renzi.

Sezione: Politica estera / Data: Dom 06 marzo 2022 alle 10:45
Autore: Simone Gioia
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