Le giunte militari in Mali, Niger e Burkina Faso, salite al potere tramite dei colpi di Stato negli ultimi tre anni, hanno siglato un accordo di mutua difesa contro le minacce del terrorismo e quelle di qualsiasi attacco esterno alle rispettive sovranità. Alla presenza dei leader militari che oggi guidano i governi di Bamako, Niamey e Ouagadougou – il colonnello Assimi Goita, il generale Omar Tchiani e il capitano Ibrahim Traoré – le parti si sono impegnate in un documento articolato in 17 punti a combattere il terrorismo in tutte le sue forme, a collaborare per prevenire o sedare le ribellioni armate e a contrastare la criminalità organizzata nello spazio comune dell’alleanza. I tre Stati fondatori dell’Alleanza del Sahel sono gli stessi – insieme al Ciad e alla Mauritania – che rientravano nel quadro di cooperazione regionale G5 Sahel, promosso dalla Francia per contrastare i gruppi armati jihadisti legati ad al Qaeda e allo Stato islamico.

Quest’ultima intesa – nota anche con il nome analogo di Coalizione per il Sahel – è andata tuttavia sgretolandosi negli ultimi tre anni quando, di golpe in golpe, la Francia è stata militarmente estromessa dalla regione su volontà delle giunte salite al potere. Parigi ha dovuto ripiegare prima dal Mali, dove la giunta golpista di Goita ha mantenuto con qualche cambiamento ai vertici le redini del Paese dal 2020, quindi dal Burkina Faso, e si accinge ora a ridurre la sua presenza anche in Niger.

Sezione: Politica estera / Data: Lun 18 settembre 2023 alle 21:50
Autore: Tommaso Di Caprio
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