Il comando militare del sedicente Esercito nazionale libico (Lna), facente capo al generale Khalifa Haftar, ha dichiarato in una nota letta dal suo portavoce Ahmed Al Mismari, che i porti e i campi petroliferi della Libia rimarranno chiusi fino a quando non verranno soddisfatte determinate richieste, tra cui "l'apertura di un conto bancario in un Paese straniero ove verranno depositati i guadagni derivanti dalla vendita del petrolio, con un meccanismo trasparente di distribuzione degli introiti a tutto il popolo libico, in tutte le città e le province della Libia, con garanzie internazionali".
Inoltre, le forze di Haftar chiedono la messa in atto di un "meccanismo trasparente di spesa con garanzie internazionali che assicuri che questi introiti non vengano spesi per finanziare il terrorismo e i mercenari e che solo il popolo libico ne possa profittare". Ed infine "la necessità di rivedere i conti della Banca centrale a Tripoli per conoscere come e dove sono finiti i profitti derivanti dalla vendita di petrolio di questi ultimi anni".
La legittimazione di questo comportamento, ha detto Al Mismari deriva dal mandato conferito all'Lna dalle tribù e dal popolo libico che ha fissato il soddisfacimento di queste condizioni per la riapertura di campi e porti petroliferi del Paese.

Proprio due giorni fa la Compagnia petrolifera libica (Noc) ha annunciato la revoca dello stato di forza maggiore e la ripresa delle esportazioni di petrolio libiche dopo il blocco imposto dalle forze del generale Khalifa Haftar il 17 gennaio scorso.

Sezione: Politica estera / Data: Dom 12 luglio 2020 alle 10:15
Autore: Christian Pravatà / Twitter: @Christianpravat
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