“Quando parliamo di assistenza e prestatori di assistenza, i numeri sono chiari: in tutta l’Ue ci sono 6 milioni di prestatori di assistenza professionali, 50 milioni invece i prestatori di assistenza ‘informali’, non riconosciuti da un contratto di lavoro. Quasi l’80% sono donne che, oltre a dare assistenza devono anche lavorare. Purtroppo ci sono ancora enormi disparità tra Paesi Ue per la tutela di queste figure. Penso alle donne che devono assistere un figlio disabile o un genitore anziano e malato: la legge non riconosce per queste persone alcun tipo di assistenza, se non per brevi periodi. Molte donne si trovano così costrette a scegliere tra lavoro e cura del familiare malato. Scelte che nessuno nella vita dovrebbe fare. Dall’Ue ci aspettiamo maggior impegno e attenzione nel riconoscere e valorizzare il ruolo e l’apporto dei prestatori di assenza, mettendo in evidenza il loro spirito di servizio quale contributo insostituibile per la società. Molto spesso le famiglie sono lasciate sole, serve un confronto più costruttivo in materia di assistenza perché è la famiglia che per prima si fa carico di queste situazioni. Questo servirà a tutelare sia chi riceve le cure, ma anche chi le presta”.

Così Stefania Zambelli, europarlamentare della Lega, componente della commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo, nel suo intervento durante la sessione plenaria.

Sezione: Politica estera / Data: Mar 05 luglio 2022 alle 17:20
Autore: Redazione PN
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