A cura di Alessandra Broglia

Lasciando il clima di festività, ci lasciamo alle spalle un altro anno di restrizioni anti-Covid, nonché di lenta ripresa, grazie anche ai corrido turistici Covid free. Ci ritroviamo tra novità più o meno accettabili e prudenza che si spera sia un alleato, anche dal punto di vista psicologico, senza dimenticare coloro che hanno perso una persona cara a causa di questo virus. Integriamo l’argomento della scorsa volta sulle punture di zanzara, dedicandoci alla chikungunya e alla zika, con il prezioso supporto  del nostro esperto, il dottor Mauro Berta, membro del comitato scientifico per la dermatologia di Ambimed Group Milano network in Travel and Tropical Medicine Italia e del Centro di Ricerca Scientifica Biochimica, Nutrizione e per la medicina tropicale D. Carrion, Facoltà di Medicina, Univ. Nacional Mayor de S. Marcos – Lima.

Come si caratterizza la chikungunya?

Innanzitutto questo termine, chikungunya, deriva dai Makonde o Wamakonde, etnia della Tanzania e del Mozambico, che si può tradurre con l’espressione “ciò che contorce”, per evidenziare il passo di chi ne è colpito, caratterizzato dall’andatura che diventa contorta, dovuta all’alterazione funzionale delle articolazioni; la postura diviene ripiegata su se stessa e molto contratta. È stata scoperta nel 1952, con un’epidemia in Tanzania, con caratteristiche artralgie e diffusa in paesi africani e asiatici. Apro una parentesi sull’Europa, perché nel 2007, in Italia, precisamente a Castiglione di Cervia e Ravenna, vi fu un’epidemia di chikungunya, caratterizzata da 250 casi, trasmessi dalla zanzara tigre. Nel 2017 si manifestò con un focolaio iniziato ad Anzio, per espandersi nella zona di Latina, Roma e in provincia di Catanzaro. Nelle regioni interessate, Lazio e Calabria ci sono stati 500 infetti.

Quanto incide questa patologia nella popolazione autoctona?

Esiste comunque una parte soggetta ad infettarsi, ma dobbiamo dire che soprattutto i turisti un po’ distratti, sono più soggetti, pensiamo a situazioni serali a bordo piscina, specie in villaggi turistici, o luoghi ricchi di acqua. Questa zanzara, tipica dei paesi tropicali, colpisce anche nelle ore notturne e quindi si potrebbe evitare, con abbigliamento adatto, gambe copertissime, piedi coperti e calzature diverse da sandali, nonostante il comprensibile caldo, anche nelle ore diurne. Nelle zone scoperte è bene spruzzare un repellente a base di dietiltoluamide e olio di eucalipto o limone; inoltre, come già spiegato, dormire con le zanzariere. Se queste precauzioni fossero adottate con scrupolo, i danni sarebbero limitati.

Quanto tempo dura l’incubazione?

Circa quattro giorni, distinta in due fasi: la prima di circa una settimana, con febbre, mal di testa, artralgia e tendenza a posizione di tipo antalgico, per evitare dolori adottano una posizione contratta. La seconda che dura circa tre giorni, si manifesta dal punto di vista dermatologico, con esantema di tipo maculo-papuloso, con consistente prurito, febbre e sintomi anche neurologici, come convulsioni. La patologia può risolversi da sola in circa 15 giorni, ma le artralgie possono accompagnare il paziente per mesi o anche per anni. Quindi il grosso problema riguarda le articolazioni, dolore alle ginocchia, nel camminare come alle braccia. Al rientro in Italia si usano gli antalgici o i classici prodotti per reazioni infiammatorie o dolori articolari. Secondo l’iter della patologia, quando trattata, il virus scompare ma lascia queste artralgie, con esacerbazioni periodiche, che possono comparire anche improvvisamente dopo mesi che si è superata l’infezione. Come uno strascico a lungo termine che può dare questa posizione antalgica, contratta o comunque una postura anormale per la vita di tutti i giorni. Come profilassi raccomando ai turisti o a coloro che si recano per lavoro, di abbigliarsi con indumenti di colore chiaro, non lasciare zone scoperte, uso di prodotti repellenti, con sostanze già nominate, sulle parti non riparate dagli indumenti.

Aveva accennato a un’altra patologia detta zika, quali categorie di persone possono essere più colpite?

Una particolare attenzione riguarda le donne in gravidanza, mentre la dengue e la chikungunya danno problemi di tipo antralgico, lo zika, detto anche febbre zika, è un virus che appartiene alla famiglia delle Flaviviridae, isolato nel 1947 nella zona dell’Uganda, proprio nella foresta chiamata Zika, da cui si origina il nome. Il vettore è il medesimo, cioè la zanzara aedes Aegypti, come per la dengue e la chikungunya. Recentemente è avvenuto l’adattamento della zanzara tigre, aedes albopictus, che può trasmettere anche la zika. Nel 2019, in Francia, è avvenuto un cluster con trasmissione vettoriale locale, cioè non derivato dalle zanzare tropicali né da virus portato in loco da persone di ritorno da viaggi. Sono segnali che fanno capire che il mondo sta cambiando. La globalizzazione non avviene solo per i viaggi, per la parte commerciale, industriale e quant’altro ma anche per le patologie. Si sta indagando e studiando sulle correlazioni tra questa infezione e i neonati che presentano microcefalia, che sono sempre più evidenti. Come accennato in precedenza il problema della zika, riguarda in particolare le donne in gravidanza, poiché soprattutto quando si va all’estero, e si è in dolce attesa, si presenta il problema di queste zanzare, perché una delle complicazioni più comuni riguarda la microcefalia, che riguarda il neonato. Soprattutto nell’America centrale, si sono riscontrati rapporti con la sindrome Guillain-Barrè, di tipo neurologico, con parestesia, debolezza e paralisi degli arti. Nel 20 % dei casi questa infestazione è asintomatica, mentre negli altri casi si presentano sintomi simili a sindrome parainfluenzale, con dei rush maculo-papulari, artralgie e congiuntivite. Quando si ritorna da paesi tropicali e subtropicali sintomatologie di questo genere possono essere prodromiche di zika.

Come si trasmette?

Tra le vie di trasmissione esiste anche quella perinatale, dalla mamma al bambino, specie nei primi tre mesi, con risultanze piuttosto gravi di tipo teratogeno. Come già accennato, durante la gravidanza lo zika può determinare microcefalia, cioè la testa più piccola del normale. Pertanto è bene rimandare viaggi in zone endemiche, per donne in questo stato, nonché informarsi in quali zone non recarsi, poiché il rischio può essere molto forte. È opportuno prima di partire, sapendo di essere nel primo trimestre di gravidanza, riferirsi a un ospedale o ambulatorio di medicina del viaggiatore, chiedendo quali siano le zone endemiche.

Esistono trasmissioni di natura diversa?

La trasmissione può avvenire anche per via sessuale, pertanto può essere utile l’utilizzo di contraccettivi barriera, come un profilattico. Se è stata diagnosticata la malattia, è bene astenersi per almeno tre mesi da rapporti sessuali. Si possono poi utilizzare molecole di tipo sintomatico, antipiretici, paracetamolo, per febbre e dolori muscolari, liquidi per la disidratazione. Per la prevenzione di tipo vaccinale, numerosi operatori hanno utilizzato una particolare piattaforma per arrivare a somministrare dei vaccini fondati sul vettore del vaccino antimorbillo. Tale piattaforma ha avuto risultati abbastanza efficaci ma non definitivi, quindi ancora non in grado di neutralizzare lo zika. Pertanto le zanzare sono il vettore più pericoloso di patologie virali come la dengue – dalla quale ci si può vaccinare – la chicungunya e la zika, o parassitologiche come la malaria, trasmessa dal protozoo plasmodium malariae.  

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Sab 08 gennaio 2022 alle 10:38
Autore: Redazione PN
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