A cura di Alessandra Broglia 

Ci ritroviamo all'aperto con disposizioni che sembrano farci sperare bene, un motivo in più per continuare a parlare di patologie che riguardano la sfera del mondo dei viaggiatori. Parliamo di tubercolosi, presente anche in Italia; ci affidiamo al consueto supporto del nostro esperto,  il dottor Mauro Berta, membro del comitato scientifico per la dermatologia di Ambimed Group Milano network in travel and Tropical Medicine Italia e del Centro di Ricerca Scientifica Biochimica, Nutrizione e per la medicina tropicale D. Carrion, Facoltà di Medicina,  Univ. Nacional Mayor de S. Marcos - Lima.

Come si caratterizza?

Definita con l'acronimo TBC, è infettiva e contagiosa ma di origine batterica. Il batterio è il Mycobacterium tuberculosis, più comunemente chiamato bacillo di Koch, dal nome del medico scopritore. Nella maggioranza dei casi coinvolge i polmoni, come anche altre parti del corpo; è importante diagnosticarla poiché se non adeguatamente trattata può portare al decesso

Quale attenzione viene prestata in Italia e all'estero?

Nonostante nel nostro Paese sia considerata una malattia rara, la sorveglianza si mantiene sempre alta, poiché abbiamo un diverso quadro epidemiologico che si presenta molto vario, nei paesi europei, africani, asiatici e latinoamericani. La tubercolosi è presente in tutte le parti del mondo ma l'incidenza è maggiore nel sud-est asiatico, India e Cina, nel Pacifico occidentale,  con circa il 60% dei casi, in Africa, con circa il 25%. 

Con la diminuzione dei casi?

In generale, il calo si presenta con una percentuale del 2% l'anno. La sorveglianza è sempre alta per la sua pericolosità. L'Italia presenta una bassa incidenza con circa 4000 nuovi casi ogni anno. Negli ultimi anni, con l'arrivo dei flussi migratori, data anche l'instabilità del Mediterraneo meridionale, l'incidenza sembra aumentata, risultante intorno ai 5-6 casi in rapporto a 100.000 residenti. Nei migranti provenienti dall'est europeo riscontriamo un'incidenza molto elevata, come la Polonia o la Romania.

In Italia, entrando nello specifico?

Attualmente abbiamo un piano di sorveglianza, con l'obiettivo di ridurre l'incidenza nella popolazione nata in Italia, aumentando la capacità di individuare la malattia anche tra le persone migranti, operazione che si cerca di effettuare entro cinque anni dal loro ingresso in Italia, poiché ridurre il tempo che intercorre tra i primi sintomi e la diagnosi è fondamentale, non superando mai il 7-8% dei casi di persone che smettono di effettuare i controlli necessari e il follow-up terapeutico a distanza.

Come si trasmette?

Per via aerea, attraverso le secrezioni respiratorie emesse nell'aria da una persona contagiosa. Attraverso le vie aeree i batteri raggiungono e si depositano nei polmoni, dove cominciano a crescere e proliferare. In alcuni casi si diffondono anche in altri organi, compresa la pelle. Non tutte le persone che si infettano vanno a sviluppare vanno a sviluppare la malattia, infatti il sistema immunitario può far fronte all'infezione e il batterio può rimanere quiescente, cioè silenzioso per anni. Questa tipologia di infezione viene detta infezione tubercolare latente e ne soffre un quarto della popolazione mondiale. Le persone con patologia di questo tipo non hanno sintomi e non sono contagiose; molte di queste persone non svilupperanno mai la malattia, ma alcune possono ammalarsi a distanza di anni. 

Tra le forme silenti, quali sono le situazioni favorenti lo sviluppo della tubercolosi?

In seguito a un'immunodepressione, che può essere da farmaci, da infezioni o patologie come il diabete. Ad esempio, qualora si manifesti un'infezione urinaria e ho una forma silente di tubercolosi, il batterio si manifesta e la malattia viene fuori. Altri casi analoghi con le persone sieropositive all'HIV, o come malnutrite in Africa. 

                                                          [continua]

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Sab 12 febbraio 2022 alle 13:55 / Fonte: a cura di Alessandra Broglia
Autore: Redazione PN
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