Roma - di Alessandra Broglia - Viaggiare in sicurezza, per non avere spiacevoli sorprese, specie al ritorno, poiché siamo in un periodo che, rispetto allo scorso anno, possiamo muoverci, pur non abbassando la guardia sulle attenzioni anti-covid. Oggi parliamo di diarrea del viaggiatore, con il dottor Mauro Berta, membro del comitato scientifico per la dermatologia di Ambimed Group Milano network in Travel and Tropical Medicine Italia e del Centro di Ricerca Scientifica Biochimica, Nutrizione e per la medicina tropicale D. Carrion, Facoltà di Medicina, Univ. Nacional Mayor de S. Marcos – Lima.

D: Le problematiche annesse alla diarrea del viaggiatore: come possono essere risolte?

R: Ogni anno i viaggiatori internazionali, che sono il target della diarrea del viaggiatore, vengono colpiti in una percentuale variabile dal 20 al 30%, quantizzabile in circa dieci milioni di viaggiatori che ogni anno vengono colpiti da questa sindrome.  Sono un numero elevatissimo, perché è la cosa più comune che possiamo prendere in vacanza. Il rischio dipende dalla meta del viaggio, in numero più elevato si riferisce alle mete per spostamenti di lavoro in paesi in via di sviluppo, come aree dell’Africa, Medio Oriente, Caraibi, America Latina. Presenta due caratteristiche: quella improvvisa, durante il viaggio, o al ritorno in patria.

D: La causa più comune?

R: Un’ingestione di alimenti o acque contaminati da materiale fecale. Si può ritrovare facilmente in acque che mancano di una sicura purificazione e nelle mete più comuni dei viaggi, come il Kenya, la Thailandia, l’Egitto, o i Caraibi in generale, per citare i paesi più frequentati da viaggiatori italiani ed europei. In mete di questo genere si presenta un problema legato alle acque non sempre purificate. Ma al di là del cibo o della bevanda dobbiamo ricordare delle fonti che spesso il viaggiatore distratto, nella vita quotidiana in vacanza, può correre rischi con: lavaggio dei denti, a seguito di ingestione di piccole quantità di acqua, pertanto è bene effettuarlo sempre con acqua minerale in bottiglie sigillate. Con i cocktail, poiché in essi, a meno che non siano proprio lisci, basta un cubetto di ghiaccio per contaminare la bevanda. La frutta e la verdura, come può essere attraente quella caraibica, così abbondante, potrebbe essere lavata con acqua contaminata. Naturalmente cibi poco cotti o crudi, come pesce o frutta sotto forma di macedonia. Un altro aspetto è dato dai locali poco puliti, dove si possono trovare delle mosche al suo interno, come locali tipici del posto, magari indicati da popolazione autoctona. Ad alcuni soggetti particolarmente sensibili a livello intestinale, prima di un viaggio in zona cosiddetta a rischio, viene consigliata la vaccinazione orale in bustine per il colera, qualora si conosca in anticipo. Questa tipologia può rivelarsi utile anche per la semplice diarrea del viaggiatore.

D: Quante forme esistono?

R: Ne esistono di tre tipologie: batterica, con crampi, dolori addominali, febbre e scariche diarroiche. La virale simile alla batterica, ma presenta anche vomito e la protozoaria (i protozoi sono dei parassiti), che di solito raramente si manifesta durante il viaggio, ma al ritorno. Non presenta vomito, ma scariche diarroiche anche superiori a cinque in una giornata. Quella parassitaria può essere più frequente, poiché presenta un tempo più lungo di evoluzione e perciò al ritorno. La profilassi è un modus comportamentale da seguire, come prima del pasto lavare e disinfettare bene le proprie mani, come di bollire l’acqua, ove sia possibile. Fondamentale è la reidratazione sia quando la diarrea si presenta durante il viaggio, che dopo, bevendo molto, soprattutto per anziani e bambini, come per i diabetici. È utile avere con sé dei fermenti lattici per ristrutturare la flora intestinale, e perciò ripristinare l’eubiosi, cioè l’equilibrio dell’intestino. Nel caso della batterica si possono utilizzare antibiotici, ma non in quella virale.

D: Quale dieta assumere per aiutare il processo di guarigione?

R: Durante la diarrea del viaggiatore, è bene non assumere alcolici, caffè, bevande zuccherate, poiché lo zucchero favorisce i microorganismi. Quindi i cibi dovranno essere poveri di fibre e i pasti piccoli, durante la giornata. La parte proteica deve essere povera di grassi, quindi pesce magro, meglio se al vapore. Le banane possono essere utili, come il riso e la purea di mele, come dello yogurt o il tè in bustine, preparato dalle nostre mani con acqua minerale riscaldata. I fermenti lattici, come dicevo, sono consigliati per ricostituire la flora batterica intestinale, come il lactobacillus acidophilus e un altro importante, come il saccharomyces boulardii. Nel caso di colera, che poi non è altro che un vibrione, una diarrea batterica, ci si può accorgere, se a nostra precedente insaputa ci sono dei casi, se esiste diarrea sanguinolenta, febbre alta e feci ad acqua di riso, cioè con muco. Sono fattori che devono indurre a contattare il medico, perché potrebbero essere segnali di questa patologia batterica. Quella protozoaria si presenta al ritorno, per cui si è già rientrati nel nostro Paese, ma se siamo in loco la maggior parte delle volte sono le forme batteriche, pertanto è inutile ricorrere subito all’antibiotico, specie in assenza di febbre, vomito profuso o diarrea sanguinolenta, bisogna seguire una grande idratazione, cibi leggeri e fermenti lattici.

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Sab 04 dicembre 2021 alle 10:04
Autore: Redazione PN
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