a cura di Alessandra Broglia

Siamo già al secondo mese dell’anno, e tra disposizioni che continuano a mutare, continuiamo a parlare di patologie che riguardano la sfera del mondo dei viaggiatori. Parliamo delle leishmaniosi, in particolare di quelle cutanee. Ci affidiamo al consueto supporto del nostro esperto, il dottor Mauro Berta, membro del comitato scientifico per la dermatologia di Ambimed Group Milano network in Travel and Tropical Medicine Italia e del Centro di Ricerca Scientifica Biochimica, Nutrizione e per la medicina tropicale D. Carrion, Facoltà di Medicina, Univ. Nacional Mayor de S. Marcos – Lima.

Come si suddividono le leishmaniosi?

In cutanee e sistemiche. La leishmaniosi sistemica o viscerale, detta Kalazar  è una malattia importante che porta un aumento del volume del fegato, della milza, febbre, con conseguenze a volte mortali. Nei turisti, normalmente può manifestarsi la leishmaniosi cutanea. Questa tipologia comprende protozoi, quindi dei parassiti, organismi unicellulari responsabili di diverse patologie. Anche in questo caso vengono trasmessi all’uomo da insetti vettori, più precisamente dalla puntura dei flebotomi, cosiddetti pappataci infetti. La leishmaniosi cutanea può comparire in qualsiasi parte del mondo, ma abbiamo delle aree geografiche dove è endemica. Mete più comuni: Egitto, Marocco, Tunisia, il medio Oriente, l’Africa in generale, l’Asia centrale e il Sud America. Gli agenti eziologici sono diversi in base alla distribuzione geografica.

Quali tipi di pappataci si conoscono?

Il phlebotomus papatasi, il perniciosus o perfiliewi, tre tipi presenti in Italia. In America del Sud, si trova il genere lutzomyia. Si presentano come piccole zanzare, sono notturni e prediligono il clima caldo ricco di umidità, quindi le zone marine o collinari. In Italia sono prevalentemente presenti lungo le coste, quelli di sesso femminile, di norma pungono gli esseri umani e in particolare il cane, per nutrirsi del loro sangue, fondamentale per la riproduzione e deposizione delle uova del pappatacio.

Come si differenziano?

Nel bacino del Mediterraneo, quindi compresa anche l’Italia, si trova la leishmania infantum, insieme alle aree del Medio Oriente, l’Egitto, il Marocco, la Tunisia. Per fare subito una distinzione locale del nostro Paese, sono stati riscontrati dei casi nel Cilento, in Puglia, in Calabria, la Maremma del grossetano e in Liguria, come nella zona della Toscana vicina a quest’ultima regione. Per fare subito una distinzione locale del nostro Paese, in Italia esiste anche la forma importata dalle popolazioni migranti, da paesi extraeuropei: la leishmania tropica, cui si aggiungono forme particolari come la leishmania etiopica, in Etiopia, la leishmania major, nell’Asia centrale, la leishmania peruviana, in Perù, quella messicana, in Messico, Centro e Sud-America e la più frequente nei paesi americani, la leishmania brasiliensis.

Come si sviluppa?

Il periodo di incubazione varia da quindici giorni a due mesi. La lesione iniziale si presenta sotto forma di papula rossastra, che tende a ulcerare, che compare nella sede di puntura del pappatacio. Addirittura nelle forme peruviana e messicana appare un nodulo ulcero-crostoso, a differenza della brasiliensis che presenta delle ulcerazioni multiple. Se si viene punti da un pappatacio infetto in Italia, la papula che si forma non presenta in genere la forma ulcerosa. È importante quando si torna da zone endemiche, fare un controllo dermatologico qualora si notino delle punture con papule rosso rubino o rosso bruno, per escludere questo tipo di patologia.

Come si cura?

Se si agisce con tempestività la guarigione può avvenire rapidamente, anche se possono residuare delle cicatrici. Si può eseguire un esame microscopico e colturale dell’aspirato, con la PCR (proteina C reattiva) da biopsia cutanea. Per le forme di origine africana, generalmente si utilizza in prima fase un unguento a base di paromomicina al 15%. Per quelle di origine americana, Centro e Sud-America, a quest’ultima si aggiunge la gentamicina (forma di antibiotico) allo 0,5%. Forme più gravi o a livello sistemico vengono trattate con farmaci ad uso strettamente ospedaliero. L’importanza di una diagnosi precoce è determinante, poiché non si hanno molti strumenti a disposizione. Uno stadio iniziale può presentarsi con un nodulo rossastro con prurito, senza febbre, né brividi, né sudorazione.

Come si può fare una corretta profilassi?

Con l’uso di repellenti spray o stick a base di icaridina, aerare e dare luce alle stanze, poiché il pappatacio ama il buio e zanzariere a trama fitta per dormire, cosparse di repellente. È importante aggiungere il ciclo biologico che coinvolge il cane; se colpito da leishmania deve essere abbattuto in quanto viene coinvolto a livello sistemico. La patologia cui è soggetto parte da una dermatite purpurea, quindi arrossamento con forfora, seguito da ispessimento delle unghie. Il cane comincia ad avere una sintomatologia caratterizzata da epatomegalia, cioè aumento del fegato, e splenomegalia, aumento della milza, che determina l’abbattimento del cane. Un problema come il randagismo favorisce la leishmania. Va sottolineato che il pappatacio colpisce il cane che ne è il serbatoio, dal cane che ne risulta infetto il pappatacio succhia il suo sangue, ripunge l’uomo e lo infetta a sua volta. Un ciclo di trasmissione subdolo, cui prestare attenzione anche verso i nostri amici a quattro zampe.

Sezione: Medicina del Viaggiatore / Data: Sab 05 febbraio 2022 alle 10:36 / Fonte: di Alessandra Broglia
Autore: Redazione PN
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