E’ crisi di governo formale dopo che ieri sera, nel corso del Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi ha annunciato le sue dimissioni, poi respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Invitato dal Colle "a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui una valutazione della situazione che si è determinata" dopo il non voto M5S alla fiducia sul decreto Aiuti, Draghi sarà quindi mercoledì in Parlamento per le comunicazioni alle Camere, spiegano fonti di governo. Tra Mattarella e il premier, recita una nota del Quirinale, si è registrata una totale identità di vedute.

Ora spetta al presidente del Consiglio sondare il terreno e capirei  se ci siano le condizioni affinché il "patto di fiducia alla base dell’azione di governo", per Draghi "venuto meno", sia in qualche modo recuperabile.

Sempre che il premier decida di restare.

Se si dovesse materializzare la crisi di governo, ad andare in fumo sarebbero miliardi di euro.

A fare una stima sulle perdite che l’Italia potrebbe subire dall’ennesima crisi ci ha pensato il quotidiano economico-finanziario Milano Finanza, che ha analizzato tutti quei dossier a rischio stop che farebbero bloccare miliardi di risorse per il Bel Paese.

In totale, secondo le stime, sarebbero ben 31 i miliardi a rischio, tra i 10 del prossimo decreto e i 21 della tranche estiva del PNRR. Soldi che in caso di caduta del governo potrebbero rimanere bloccati per chissà quanti mesi in attesa dell’arrivo di un nuovo premier. Infatti, come analizzato, nel caso in cui si dovesse andare nuovamente alle urne tutta la macchina amministrativa andrebbe in panne e le risorse che potrebbero essere incassate nel breve termine andrebbero verso un naufragio annunciato .

I 31 miliardi, però, non sono altro che risorse che l’Italia avrebbe visto nel breve termine, mentre nei mesi successivi potrebbero andare in fumo gli oltre 200 miliardi previsti dal Next Generaton Eu. A rendere poi tutto più complicato ci sarebbero anche le operazioni fondamentali da portare presto a termine come la privatizzazione di MPS e Alitalia, la scelta di nuovi organi sociali di Popolare di Bari così come la nascita della società per la Rete Unica Tim-Open Fiber.

La possibile crisi del governo italiano si ascrive in un panorama non proprio roseo per politica internazionale. Con la guerra in Ucraina ormai giunta al giorno numero 142 di conflitto, è infatti in atto una crisi generale della leadership dello schieramento atlantico che sta vivendo un periodo molto complicato.

Dalla Russia è Vladimir Putin ad assistere compiaciuto della situazione drammatica degli avversari, e con Draghi fuori dai giochi arriverebbe un altro assist perfetto a Mosca per il proprio piano di conquista in Ucraina.

Le ipotesi

Ad oggi le soluzioni possibili alla crisi di governo sono quattro. Vediamole.

- dimissioni del premier e nuove elezioni. Senza ricomposizione della maggioranza si andrebbe quindi alle urne a settembre o a ottobre;

- un nuovo governo e voto a febbraio: al posto di Draghi andrebbe una persona di sua fiducia come l’attuale ministro dell’Economia Daniele Franco, 

- il ritorno di Draghi con una nuova fiducia: dopo le dimissioni, Mattarella potrebbe rimandare Draghi alle camere. Lui detterebbe nuove regole “di convivenza” per la maggioranza; se il M5s vota la nuova fiducia, tutto sarebbe ricomposto;

- un governo Draghi senza M5s.

Ma tutto adesso dipende dalla volontà di Draghi.

Sezione: L'editoriale / Data: Ven 15 luglio 2022 alle 21:39 / Fonte: politicanews
Autore: Susanna Marcellini
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