Dieci anni fa, alle 21.45 del 13 gennaio 2012, la punta di uno scoglio davanti all’isola del Giglio incise il lato sinistro della Costa Concordia, sotto il comando di Francesco Schettino, provocando una falla di 70 metri. La storia imboccò in quel momento la strada che avrebbe portato alla morte di trentadue persone e a una delle più gravi tragedie del mare.

Voci da un naufragio è anche la storia di Gregorio De Falco, all’epoca a capo della sala operativa della capitaneria di porto di Livorno, che rivive ora per ora la notte della tragedia: da quando fu chiamato in sala operativa alle conversazioni con Schettino nel tentativo di convincerlo a risalire a bordo, dal famoso “Salga a bordo, cazzo” alle risposte disorientanti del comandante della Concordia, come quando si giustificò per avere abbandonato la nave sostenendo di essere stato “cappottato” in acqua. «Credeva di parlare con qualcuno che, essendo lontano, non sapesse nulla della situazione. Non ero lì, ma i miei occhi erano le motovedette e gli elicotteri». Oggi l’ex comandante della Concordia è nel carcere di Rebibbia, condannato a 16 anni per omicidio plurimo colposo e lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono della nave. Altri cinque imputati hanno patteggiato meno di tre anni.

Per De Falco, oggi senatore, l’errore più grande fu di non avere dato subito l’ordine di abbandonare la nave. «Se una nave come la Concordia ha tre compartimenti contigui allagati, vuol dire che affonderà: doveva essere ritenuta nave morta e abbandonata fin dall’inizio. Probabilmente in questo modo tutti si sarebbero salvati».

Tutti eravamo un pò De Falco , quello parole "Salga a bordo cazzo" ancora le ricordiamo con l'orgoglio tutto italiano di chi finalmente per un secondo prende in mano la situazione e decide di tenere la linea dura, al contrario di Schettino che in quel momento di duro non aveva proprio nulla. 

Domani sera  uno speciale racconterà una storia che nessuno dovrebbe scordare, la storia di 32 famiglie che hanno perso madri, padri, mariti, figli, mogli. L'ennesima storia che si poteva evitare se quel saluto idiota fosse stato abolito prima. 

Un gesto eroico quasi da bulletto del quartiere che gioca a chi ce l'ha piu' lungo. 

E quello stesso capitano in un video di 17 minuti dato agli onori del web dichiarava che lui non aveva abbandonato la nave ma che era solo sullo scoglio a coordinare gli sbarchi. Sulla scogliera? Ma a voi non viene da ridere? l'onore del capitano della nave ci ha sempre raccontato un'altra storia e cioè che doveva essere l'ultimo a ascendere da quella nave, invece il primo posto su quelle scialuppe l'ha preso lui alla faccia di donne e bambini. 

Il mio primo pensiero è tornato indietro nel tempo. Era il 14 aprile del 2004 quando l'Italia si strinse intorno a Fabrizio Quattrocchi, il contractor rapito e ucciso in Iraq, furono sue le parole che  resero gli italiani orgogliosi di essere chiamati tali. " Vi faccio vedere come muore un Italiano". ..

Sezione: L'editoriale / Data: Mer 12 gennaio 2022 alle 19:49
Autore: Susanna Marcellini
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