Totalmente antitetica (o meglio laica) rispetto alle politiche economiche Ue è Fratelli d'Italia: il partito di Giorgia Meloni si è dichiarato ostile infatti - sin dalle prime battute - tanto a Mes quanto a Recovery Fund, richiedendo strumenti di azione più rapidi e privi di condizionalità.

In merito a ciò, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Andrea De Bertoldi, senatore della forza politica sopra citata, nonchè Segretario della Commissione Finanze e Tesoro (oltre a capogruppo Fdi della Commissione d'Inchiesta Banche).

Quale ricette economica alternativa proponete a Recovery Fund e ampio sforamento del deficit?

"Il nostro atteggiamento è molto laico: noi non siamo pregiudizialmente contrari a nulla, ma siamo coscienti del fatto che questi strumenti di finanziamento europeo potrebbero comportare condizionamenti e misure di controllo eccessivo sul nostro paese. Noi intendiamo pertanto attendere e analizzare in seguito le condizioni. I tempi però sono piuttosto lunghi e non coerenti con le immediate necessità del sistema paese. Riteniamo necessario valorizzare altri aspetti della politica finanziaria, come il re-impegnarsi per l'internalizzazione del debito pubblico italiano, ripercorrendo una strada che ci riporti agli anni 80', quando il debito pubblico era anche nelle mani delle famiglie italiane. Oggi la quota di debito a disposizione delle famiglie corrisponde al 2%. Inoltre il quantitative easing consente al nostro paese di recuperare i tassi di interesse pagati: se è vero che rispetto al Mes i titoli pubblici da noi emessi hanno un interesse maggiore, l'interesse viene quasi integralmente tolto dei piccoli oneri, restituiti allo stato italiano. Si prediliga quindi una chiave di internalizzazione. Noi siamo poi per una dimensione più dinamica: per una moneta di imposta. Con il Dl Rilancio, grazie a noi, si parla di trasferibilità e scontabilità in banca: il cittadino può fare un investimento e vedersi riconosciuto il credito. Con la moneta fiscale, anche a prescindere dell'ecobonus, si cartolarizza il credito di imposta, inserito in un titolo virtuale, avente un'utilizzabilità postergata a 24 mesi, non impattando sul debito pubblico. Il detentore può avere una moneta parallela che gli permette di avere sconti nel sistema bancario. Questo passo permetterebbe al sistema paese, che non può battere moneta, di iniettare dai 40 ai 100 miliardi all'anno di moneta parallela, agevolando così i consumi: nulla graverebbe sul debito pubblico. Si farebbero crescere Pil e gettito fiscale in maniera esponenziale. Quindi: subito moneta fiscale da riconoscere come bonus per effettuare investimenti, premiare i dipendenti e muovere l'economia. Questo tema è trasversale: se non sbaglio anche i 5 Stelle avevano posto questo tema. Io e Adolfo Urso abbiamo incontrato settimana scorsa tutte le principali associazioni di categoria e abbiamo ricevuto un feedback positivo".

Che cosa replicate a chi vi accusa di anteporre un'ostruzionismo di matrice strumentale, rispetto ai richiami all'unità da parte di governo e maggioranza?

"Non è così: Fdi e tutto il centrodestra ha mostrato massima collaborazione nell'interesse del sistema paese. L'ultimo scostamento di bilancio, di 55 miliardi, è stato reso possibile solo grazie ai nostri voti: la maggioranza in quella circostanza era sotto al Senato. Noi abbiamo dato alla maggioranza la possibilità di disporre del denaro per poter gestire la fase di ricostruzione post Covid. Il punto è che noi non siamo mai stati ascoltati, soltanto sentiti formalmente. Non hanno mai preso in considerazione le nostre proposte. Hanno continuato a prediligere l'assistenzialismo, privo di qualsiasi visione economica che prediligesse l'impresa. Qua nessuno ha pensato al fatto che da una crisi si esce favorendo l'impresa, creando posti di lavoro; non a colpi di cassa integrazione. I 400 miliardi promessi alle imprese dove sono? E le casse integrazioni ai lavoratori?".

Passando ad un tema più geopolitico, in questo quadro di un'economia devastata dal Covid, quale impatto avrà sui mercati la crisi tra Stati Uniti e Cina?

"E' una crisi che deve preoccupare Italia ed Europa. Vediamo se l'Europa si rivelerà davvero una confederazione che porta avanti delle politiche sì comuni, ma nell'interesse di tutti. Oggi abbiamo un'Europa a trazione franco-tedesca che ha una visione quasi imperialista della comunità europea: Germania e Francia guardano ai loro interessi e condizionano le politiche europee a loro vantaggio. Di conseguenza viene meno quel sentimento europeista reale in tutti i paesi. Noi non accetteremo mai che l'Europa sia un sistema di stati vassalli di Germania e Francia. E' necessario un cambio di passo per poter giocare un ruolo concreto, senza rimanere schiacciati tra i due colossi, che si stanno già affrontando, senza esclusioni di colpi".

Sezione: Esclusive / Data: Sab 20 giugno 2020 alle 10:30
Autore: Luca Cavallero
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