Una situazione di instabilità politica permanente: non solo l’invasione russa che prosegue in Ucraina, ma l’Ue deve fronteggiare anche lo scandalo del Qatargate, che rischia inevitabilmente di scuotere i rilievi della credibilità delle istituzioni. La redazione di PoliticaNews.it ne ha discusso in esclusiva con la senatrice del Pd Tatjana Rojc.

La situazione di instabilità geopolitica costringe l'Ue a tenere le attenzioni massime. Considerando i legami che la destra italiana ha avuto recentemente con la Russia, l'ha un po' sorpresa la ferma posizione del governo Meloni in politica estera?

“L'Italia ha tutto l’interesse a mantenere i suoi impegni nei confronti degli alleati atlantici e, a maggior ragione, nei confronti dell'Europa. La premier Meloni ha semplicemente dovuto prendere atto di uno stato di cose che è il contrario di quanto aveva sostenuto per anni fino all’ultima campagna elettorale. Ora siamo alla prova della ratifica del Mes, su cui la destra e i populisti devono superare le loro posizioni ideologiche ed evitare che l’Italia blocchi di fatto da sola una riforma accettata da tutti gli altri. Sarebbe come esercitare quel diritto di veto che è sempre stato giudicato una sciagura per l’Unione europea”.

Il Qatargate rischia inevitabilmente di scuotere i rilievi della credibilità delle istituzioni politiche. I cittadini italiani progressivamente si stanno distaccando dalla politica, i numeri delle ultime elezioni lo certificano. Ed è sbagliato perché la politica, come diceva Platone, è 'affare di tutti'. Cosa si può fare per avvicinarli nuovamente?

“Questo scandalo mi turba molto, come cittadina e come europeista. Chi chiede e ottiene la fiducia degli elettori si assume la responsabilità di rappresentarli con trasparenza non certo di fare gli interessi di Stati terzi. Credo nella presunzione d’innocenza ma proprio per questo voglio chiarezza, anche su chi ha fatto parte del mio partito. La credibilità è il primo passo per riavvicinare i cittadini elettori: coerenza tra quello che si dice e quello che si fa, sobrietà e non vivere solo nei palazzi”.

Si discute tanto in questi giorni della Manovra di bilancio. La marcia indietro sulla norma Pos e la possibile abolizione del bonus cultura dei 18enni sono le tematiche più calde. Vorremmo prendere la domanda più da lontano. I giovani, in Italia, sono spesso e volentieri sottopagati e senza possibilità di crescita professionale prospettica. Il nostro Paese è troppo indietro rispetto al mondo Ue. Quali sono, a suo avviso, i punti cardine per fermare la fuga di cervelli?

“Una questione strutturale per cui non ci sono risposte univoche. Si tratta di intervenire su tutta la filiera della formazione e dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. È un controsenso investire centinaia di migliaia di euro spesso pubblici per formare professionalità che poi fanno crescere altri Paesi. A cominciare dalle strutture pubbliche, le nostre retribuzioni non sono competitive. Se escludiamo alcune grandi società di punta o eccellenze nazionali, il reclutamento non premia adeguatamente merito e competenze, mentre burocrazia e cordate appesantiscono il sistema. Mancano strutture e servizi per sostenere le giovani famiglie e dare l'opportunità alle giovani donne di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, o peggio ancora, di dover rinunciare alla maternità. Il PNRR rappresenta una grandissima opportunità per la modernizzazione del Paese, dall'istruzione alla sanità all'ambiente. Se non sfrutteremo queste risorse rimarremo fermi e temo per sempre”.

Sezione: Esclusive / Data: Lun 26 dicembre 2022 alle 11:00
Autore: Niccolò Anfosso
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