Riguardo al nuovo Dpcm e all'impatto delle relative restrizioni sul Piemonte la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Domenico Ravetti, consigliere regionale quota Pd.

Cosa non ha funzionato in Piemonte, che ora rientra nel novero delle zone rosse?

"Il momento è davvero complicato e l’interesse generale del Paese deve prevalere su ogni polemica di parte. Vale per tutti. Ma i numeri e i dati forniti nelle ultime settimane dalla Giunta regionale non possono nascondere le criticità di servizi che dimostrano in molti casi palesi difficoltà, nonostante il massimo impegno di tutti gli operatori sanitari. La maggioranza alla guida della Regione, infatti, nell’affrontare la seconda ondata della pandemia ha dimostrato ritardi nella ricerca di soluzioni a particolari problemi organizzativi, a cominciare dal numero dei tamponi processati al principio del ritorno del virus, la cui media quotidiana è stata decisamente bassa nel confronto con altre Regioni. Più volte nei mesi estivi il nostro Gruppo ha chiesto come il Piemonte si stava preparando ad affrontare una possibile seconda ondata che, purtroppo, puntualmente è arrivata, ma dall’esecutivo abbiamo ricevuto soltanto vaghe rassicurazioni. La mancanza di precisi indirizzi politici ad un piano di azioni concrete ci ha portati ad affrontare, impreparati, questa recrudescenza della pandemia che si è rivelata più forte di quanto si fosse ipotizzato. Basta leggere le dichiarazioni di medici e infermieri per avere chiaro che la nostra non è polemica sterile quando affermiamo che gli ospedali sono al collasso, le RSA rischiano di essere ancora una volta focolai pericolosi, le assunzioni sono rimaste nelle intenzioni, le cure domiciliari sono scarse anche a causa dell’impossibilità di assegnarvi personale specializzato. La decisione del Governo di inserire il Piemonte in zona rossa è stata, quindi, inevitabile. Tutti gli indicatori hanno rivelato la criticità della nostra Regione e auspichiamo che questo “lockdown morbido” possa aiutare la nostra sanità a uscire dall’emergenza. La stretta, per motivi sanitari indicati da medici e epidemiologi, era ed è necessaria. La vera sfida è stata ed è quella di riuscire a conciliare la salute dei cittadini con il ristoro e il rilancio dell’economia, duramente colpita dalle chiusure".

Cosa proponete, come Pd, rispetto ai ristori per le attività costrette a chiudere?

"Il Governo ha predisposto, tempestivamente, un primo piano di aiuti destinato a tutte quelle categorie produttive che sono state costrette a chiudere. Il blocco di molte attività è stata una scelta sofferta perché ha determinato sforzi e sacrifici a tutti i cittadini. Purtroppo questo virus ha imposto decisioni difficili. Il Governo ha scelto di tutelare la salute, di salvare vite, ma, al tempo stesso, è alla ricerca di interventi per aiutare le attività a superare questo periodo. Bisogna sostenere il lavoro, le famiglie, i cittadini più fragili. Il Piano economico del Governo durante la prima ondata e il nuovo Decreto Ristori contengono aiuti concreti che vanno da contributi a fondo perduto, alla proroga della cassa integrazione, al credito d’imposta per le attività in affitto fino all’eliminazione del pagamento della rata Imu per i soggetti oggetto del nuovo Dpcm. Tutta l’Europa si trova a dover combattere contro “un male” grande e estremamente pericoloso, ma penso che le scelte compiute finora ci dimostrino chiaramente che l’Italia è intenzionata a trovare un giusto equilibrio tra economia e salute".

Sezione: Esclusive / Data: Mar 10 novembre 2020 alle 20:00
Autore: Luca Cavallero
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