Riguardo all'attualità politica, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Antonio Marciano, esponente quota Pd.

Il ricorso a Mario Draghi da parte di Mattarella era oggettivamente l’unica via possibile?

"Quella del Presidente Mattarella è stata una scelta difficile, ragionata e di grande attenzione istituzionale. Di certo dopo il fallimento delle trattative intercorse dopo una crisi di governo che è, purtroppo, difficilmente spiegabile se non attraverso una visione della politica che si restringe ai giochi di palazzo, l’unica strada percorribile per dare stabilità e credibilità all’Italia è stata quella che con grande forza il Presidente ha intrapreso, scegliendo una delle figure di maggiore competenza che la nostra Repubblica può vantare sullo scenario mondiale. Per questo penso che quella di Mario Draghi, prima ancora di essere vista come l’unica via possibile, debba essere letta come la migliore scelta in relazione alla situazione politica ed istituzionale attuale".

Intravede analogie rispetto al 2011, rispetto all’agenda delle azioni di governo cui adempiere da qui ai prossimi sei mesi?

"Credo che la storia non si ripeta mai con le stesse modalità. L’analogia che più lega le due vicende è sicuramente l’insufficienza dimostrata dai partiti soprattutto nella selezione della classe dirigente. Oggi però la situazione è completamente diversa e, piaccia o meno, di fronte alle sfide di oggi bisogna mostrare la capacità di unire e non di dividere, di costruire e non di distruggere. Oggi non ci sono ricette da “lacrime e sangue” da applicare, oggi c’è l’opportunità enorme del Recovery Plan, la sfida da vincere per la vaccinazione di massa e la grandissima questione dello sblocco dei licenziamenti e di come evitare il collasso economico. C’è da rimettere in piedi il Paese dopo una dei momenti più cupi della storia dell’umanità. Vedo molte più analogie con il 1946 che con il 2011 e spero che si ritrovi lo spirito che ci ha fatto ricostruire l’Italia nel dopoguerra, mostrando al mondo le eccellenze di un Paese che deve tornare ad occupare il suo posto anche nello scacchiere globale".

Quali potrebbero essere le ripercussioni politiche, in termini di sondaggi, di un simile avvento?

"Le persone in questo momento non sono di certo attente agli equilibri e alle alchimie di palazzo. I soggetti politici hanno l’obbligo di tornare ad interpretare la società, archiviando il populismo e riscoprendo l’importanza di governare ed indirizzare i processi sociali ed economici e non di subirli. Siamo in una fase di trasformazione sistemica della democrazia occidentale e in particolare di quella italiana. La volatilità del consenso è palese ovunque nel mondo e i processi di trasformazione politica che prima avvenivano in decenni oggi si consumano nel giro di poche settimane. Per questo sono convinto che i sondaggi non debbano essere il fattore determinante delle scelte politiche ma, al contrario, i partiti politici devono ritrovare forze, intelligenze e competenze per influire sull’opinione pubblica. Certo dopo questa crisi che ha mostrato i limiti e le distorsioni del nostro sistema, ricostruire un rapporto di fiducia e di sintonia tra politica e cittadini sarà una sfida ardua che va affrontata da tutti con serietà e visione".

Sezione: Esclusive / Data: Lun 08 febbraio 2021 alle 17:30
Autore: Luca Cavallero
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