Riguardo alle restrizioni del nuovo Dpcm, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Ignazio Zullo, esponente quota Fdi Puglia.

Come commenta il nuovo Dpcme le rispettive restrizioni?

"Le restrizioni sono sempre frutto di incapacità di governo di situazioni complesse compensate da autoritarismo impositivo. Intanto non ritengo, e i dati di oggi lo dimostrano, che quelle restrizioni incidano sulla limitazione della diffusione dei contagi, ma il vero problema sta nel non aver organizzato per tempo il rafforzamento della prevenzione e della medicina territoriale distrettuale di cui si è sentita fortemente la carenza nel corso della prima ondata e ne stiamo pagando le conseguenze in questa seconda ondata con il 92% dei casi positivi isolati a casa senza alcuna assistenza e senza essere monitorati da équipe di assistenza domiciliare e con il contact tracing ormai saltato. Nonostante questa inerzia tanto del governo centrale quanto di quello locale, le restrizioni possono essere evitate con un utilizzo a tappeto dei tamponi rapidi rinofaringei antigene. Sono tamponi che testano l'antigene del virus nel muco rinofaringeo, sono specifici al 100% e sensibili al 90% quindi altamente affidabili come test di screening, di facile esecuzione, non invasivi, di costo irrisorio e danno il risultato in massimo 15 minuti. Se si introducono massivamente questi test, è possibile individuare i positivi asintomatici e i paucasintomatici da isolare e avviare a tampone molecolare di conferma. In questo modo i negativi possono attendere alle loro occupazioni e possono muoversi liberamente osservando le misure di prevenzione".

Quali sono le ripercussioni sull’economia pugliese?

"È difficile quantificarle ma possiamo immaginarle: sono enormi. Il settore della ristorazione e dei bar in Puglia è un settore trainante per la propensione della popolazione pugliese come peraltro tutta quella meridionale a socializzare davanti a un caffè o ad un piatto al ristorante. E poi la Puglia è la regione dei grandi matrimoni ed intorno ai matrimoni gira un'economia che riguarda non solo la ristorazione ma anche i vestiti, i dolci, i fiori, le bomboniere, l'autolavaggio e tanto altro. L'errore che si fa conni DPCM è quello di imporre chiusure quando invece occorrerebbe fornire le regole di limitazione dei contagi da rispettare e vigilare che siano rispettate attraverso una valutazione del rischio che deve essere effettuata per ogni singolo esercizi da tecnici igienisti e del lavoro. Non ci possono essere regole uguali per tutti perché c'è il piccolo ristorante o bar con scarsa ventilazione dove il rischio di contagio è alto e il ristorante o bar con superficie molto ampia con eccellente ventilazione dove il rischio di contagio è più mitigato. Perché devono chiudere tutti come se fossero tutti uguali? Ma poi ripeto, se per esempio un ristoratore che deve ospitare un matrimonio sottopone il personale e chiede agli invitati di presentare una certificazione che attesti la negatività al test rapido COVID 19 antigene nelle 24 ore precedenti per l'accesso in sala perché non può lavorare? E mi chiedo, se il Ministero della Salute ha validato questi tamponi come test di screening in particolari comunità indicando prioritariamente la scuola ma lasciando spazio a comunità lavorative e altro, perché lo Stato non ne fa uso e spende molto di più oggi tra ospedalizzazioni e riduzione del PIL?".

Sezione: Esclusive / Data: Sab 07 novembre 2020 alle 19:36
Autore: Luca Cavallero
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