L'instabilità geopolitica mondiale impone solide riflessioni per condurre il dialogo verso il binario delle certezze. Non sarà facile trovarle in prima istanza, ma l'Unione europea si sta muovendo con uno sguardo globale, senza trascurare alcuno sviluppo. PoliticaNews.it ne ha parlato in esclusiva con Beatrice Covassi, neo europarlamentare del PD.

L'Unione europea è nata per porre fine ai conflitti culminati con la Seconda guerra mondiale. Il mondo, oggi, purtroppo, vive una situazione di instabilità precaria. Lo stiamo vivendo con il regime islamico iraniano, l'invasione russa in ucraina, la tensione tra le due coree e tra Serbia e Kosovo. Come si pone l'UE di fronte a queste contingenze?    

"La guerra in Ucraina ha cambiato il quadro geopolitico in Europa e nel mondo. Dopo l’invasione russa i popoli europei si sono improvvisamente scoperti impotenti, indifesi e minacciati. Siamo precipitati in una situazione di profonda incertezza e pare che il mondo stia tornando a dividersi in blocchi contrapposti. L’Unione europea ha preso da subito importanti decisioni, con le sanzioni in risposta all’aggressione russa, i primi passi verso una forza di intervento comune, il potenziamento della cybersecurity e la lotta contro la propaganda del Cremlino, vero e proprio strumento di guerra ibrida. Ma non basta. Se i governi europei e l’Unione Europea vorranno difendersi e contare davvero nel quadro internazionale si dovrà cambiare marcia: la politica dei piccoli passi non basta più. Oggi solo un'Europa più forte e integrata - con politica estera, energetica ed economica comune - può essere protagonista sulla scena globale e indirizzare i processi complessi che siamo chiamati ad affrontare. Un'Europa in grado di garantire sicurezza, diritti, democrazia, welfare e crescita economica. La pandemia, prima, e l'invasione dell'Ucraina, poi, hanno mostrato come oggi sia necessario lavorare per l'autonomia strategica europea, per non essere schiacciati da attori come Cina e Russia e trovare maggiore autonomia rispetto all'alleato americano. Siamo di fronte a un bivio: per stare dalla parte giusta della storia dobbiamo essere consapevoli che oggi nessuno può farcela da solo. Ne è prova anche la Brexit, che ho visto da vicino lavorando a Londra: persino un paese come il Regno Unito, erede dell’ultimo impero dell’età moderna, non può affrontare da solo le sfide globali. Dobbiamo realizzare un'Europa sovrana, forte e democratica e per riuscirci serve mettere in campo coraggiose innovazioni politiche a partire da una riforma dell'UE in senso democratico, che attribuisca più potere al Parlamento e crei più strumenti di democrazia diretta per i cittadini. Si deve rafforzare il legame politico e il controllo sulla Commissione e superare il potere di veto in Consiglio in ambiti, come la politica estera, dove l’Europa ha bisogno di parlare con una sola voce. L’Unione ha dimostrato durante la pandemia di essere capace di decisioni innovative - si pensi al programma SURE di sostegno all’occupazione e al grande pacchetto di stimolo Next Generation EU. Dobbiamo continuare a potenziare gli strumenti comuni di sostegno alle economie e di supporto all'innovazione, rafforzare il welfare europeo e non avere paura di riformare profondamente il Patto di Crescita e Stabilità".

Capitolo Legge di Bilancio: la norma sul Pos potrebbe porsi in controtendenza con gli obiettivi del PNRR, soprattutto con l’eventuale sospensione dei procedimenti per l’adozione delle sanzioni?  

"Mercoledì arriverà il parere della Commissione europea. Mi pare del tutto evidente - come ha ricordato il Commissario Ue all'economia, Paolo Gentiloni - che le misure individuate dal governo debbano essere coerenti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e quella per l'innalzamento della soglia del Pos non lo è. Da parte dell'Europa c'è sempre stato un ampio invito ad incentivare i pagamenti elettronici e la fatturazione elettronica: si tratta di un impegno già preso dall’Italia. Credo sarebbe grave dare l'immagine di un Paese che prende impegni sui pagamenti, per poi contraddirli dopo pochi mesi. Tra le condizioni che hanno reso possibile il piano vi sono la digitalizzazione e la lotta all'evasione fiscale. Sulla capacità di fare le riforme e mantenere gli impegni si gioca la credibilità internazionale del Paese e la possibilità di sedere ai tavoli dove si giocherà il futuro dell'Europa. È importante ricordare che Next Generation EU è il più grande pacchetto di stimolo mai adottato in Europa e l’Italia ne è il principale beneficiario. Non si tratta solo di misure di sostegno economico alla ripresa dopo la pandemia, ma di una serie di obiettivi di riforma per permettere al nostro sistema Paese di essere più resiliente e competitivo in futuro. E mi faccia aggiungere una cosa...

Prego...

All’estero, anche nei Paesi dove fino agli anni Ottanta c’era il socialismo reale, è ormai normale pagare le corse dei taxi o una bottiglietta d'acqua con la moneta elettronica. In Italia, invece, si torna indietro. E lo si fa utilizzando un argomento sbagliato e cioè che sottrarsi al tracciamento delle proprie operazioni sia una battaglia di libertà contro lo Stato e le banche. Non lo è".

Sicurezza stradale: il deputato Berruto ha sollecitato l'introduzione della norma del metro e mezzo tra autovetture e ciclisti. Le tragedie sulla strada sono tante, troppe. L'Italia ha sottovalutato in modo eccessivo questa norma?                

"Dal 2018 sono decedute oltre 1.110 persone; in media 225 ciclisti morti all’anno. Non solo atleti, corridori, ma donne, pensionati, ragazzi che andavano a scuola, bambini. Un dato che non può lasciarci indifferenti e che indica, purtroppo, che l'Italia ha sottovalutato il problema. Non è più rinviabile una modifica al Codice della Strada che imponga la distanza di un metro e mezzo nell’operazione di sorpasso di un ciclista: esattamente come succede in tanti paesi europei. 150 centimetri che fanno la differenza fra la vita e la morte consentirebbero di cominciare a cambiare la cultura di un Paese dove la strada non viene considerata un bene di tutti, ma solo di alcuni. Mi auguro che la politica, al di là degli schieramenti, si impegni per approvare una norma di civiltà che potrebbe salvare migliaia di vite. Chiaramente serve anche un cambio di mentalità e iniziative che portino tutti ad avere maggiore consapevolezza e una nuova cultura della mobilità per automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoni".

L'Ucraina sta difendendosi strenuamente da un'aggressione ingiustificata. Molti analisti e qualche politico invitano le parti al negoziato. Ma come si può negoziare il proprio territorio?

Quello della Russia contro l’Ucraina è un atto di guerra; un attacco condotto su larga scala che vìola le regole alla base della convivenza pacifica e civile della comunità internazionale. Un'invasione tanto più grave perché accade nel cuore dell’Europa e riporta la guerra sul continente settant'anni dopo l’ultimo grande conflitto che ha coinvolto una potenza mondiale. Putin punta al collasso dell'Ucraina e aumenta ogni giorno la sua pressione con armi non convenzionali contro civili e obiettivi strategici, arrivando ad agitare la minaccia nucleare ibrida. Sia chiaro: l’obiettivo è la pace ma per arrivarci serve che la Russia cessi le ostilità e che si trovi un accordo accettabile per Kyiv. Il 24 febbraio ha rappresentato uno spartiacque per la storia europea e, soprattutto, per la democrazia. Ritengo che non sia con gli appelli generici che si possa costruire un avvenire di pace in cui la democrazia sia ancora uno strumento essenziale. Come dico dall’inizio dell’aggressione russa, è troppo facile arrendersi con la libertà altrui. I tentativi di mediazione diplomatica e l’appoggio al popolo ucraino devono quindi andare di pari passo. Il nostro obiettivo è assolutamente chiaro: avere un’Ucraina democratica, sovrana e indipendente che possa salvaguardare la sua integrità. Su questa linea non possono esserci divisioni o distinguo. Putin teme la forza di attrazione dell’Europa e intende ricostruire una sfera geopolitica di influenza intorno alla Russia, anche a costo di compromettere irrimediabilmente le relazioni costruite dal 1989 in poi. Il suo obiettivo è chiaro: piegare la volontà dell'Unione Europea di sostenere l'Ucraina. Di fronte a questa minaccia vitale il fronte europeo deve restare saldo, allontanando la tentazione di equidistanze e sguardi accondiscendenti. Ritengo che questo sia un preciso dovere democratico".

Sezione: Esclusive / Data: Mar 13 dicembre 2022 alle 14:00
Autore: Niccolò Anfosso
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