Circa il 90% del commercio globale avviene via mare e i volumi del commercio marittimo sono destinati a triplicare entro il 2050. Inoltre, i mari e gli oceani del mondo sono fondamentali per il sostentamento di circa tre miliardi di persone, in quanto fonte sia di occupazione che di cibo. Il focus della redazione di PoliticaNews.it è sullo scenario di annose controversie internazionali con implicazioni globali, come nel caso del Mar Cinese Meridionale.

IL CONTROLLO DEL MARE. Il controllo del mare diventa una dinamica centrale nell'attuale contesto di crescenti tensioni geopolitiche e di competizione tra grandi potenze in generale. In effetti, il transito attraverso i mari del mondo è una precondizione necessaria per qualsiasi paese o alleanza che desideri proteggere il commercio e salvaguardare l'accesso ai principali punti di strozzatura marittima, vale a dire i canali di Panama e Suez e gli stretti di Malacca, Hormuz, Bab el-Mandeb e Gibilterra.

LA COOPERAZIONE INDUSTRIALE. La cooperazione industriale nel settore della difesa navale è una sfida ancora attiva per l'Ue. Ciò è dovuto a diversi fattori. L'Unione vanta un'ampia concentrazione di industrie e capacità avanzate in questo campo, con almeno cinque paesi (e la loro base industriale e tecnologica di difesa) attualmente in grado di progettare, costruire ed equipaggiare navi militari con vari gradi di autonomia. Questi sono Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna. Pertanto, quando non collaborano, i principali attori nel mercato della difesa navale dell'Ue sono prima di tutto concorrenti. Come è fin troppo ben illustrato dalla guerra in Ucraina, le crescenti tensioni geopolitiche, con numerosi focolai situati dentro e intorno al mare, richiedono forze navali più forti ed efficienti, anche per i paesi dell'UE, come vi avevamo già anticipato nel nostro focus di metà dicembre.

Sezione: Esclusive / Data: Mar 17 gennaio 2023 alle 11:00
Autore: Niccolò Anfosso
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