Alle proposte del Governo Conte sono contrapposte quelle della Lega, all'insegna di un'agenda economica più immediata e tendente al sovranismo nazionale.

Per un quadro più ponderato delle battaglie del Carroccio in Europa, la redazione di PoliticaNews.it ha intervistato in esclusiva Susanna Ceccardi, eurodeputata del partito di Matteo Salvini.

Come giudicate la proposta di Fratelli d’Italia, nel merito dell’introduzione della moneta fiscale?

"In linea teorica siamo favorevoli alla cartolarizzazione delle spese fiscali e la proposta di Fdi potrebbe essere interessante e da valutare. A tal proposito proposte simili erano già state avanzate proprio dalla Lega in passato, ad esempio i minibot di Borghi, il cui meccanismo è leggermente diverso da quello della proposta di FDI ma concettualmente analogo. Più recentemente, nel decreto rilancio abbiamo proposto un emendamento che procede in tal senso. Non dimentichiamoci che a differenza di tanti Paesi europei, in Italia, non sono le famiglie ad essere indebitate, ma è il nostro apparato statale, che risente di decenni e decenni di sprechi che hanno creato un debito pubblico insormontabile. L'Europa, per far quadrare i nostri conti, vorrebbe trasformare i cittadini italiani in dei bancomat e far ripagare a loro e alle future generazioni anni di mala gestione della cosa pubblica. Questo per noi è intollerabile, perchè facendo così andremmo a disgregare l'ossatura del nostro Paese, fatta di un ceto medio e di piccoli risparmiatori da anni in sofferenza. Qualsiasi soluzione che possa dunque muoversi parallelamente andando a beneficio dello Stato senza intaccare le risorse delle nostre famiglie è da prendere attentamente in considerazione".

Qualora l’Italia ricevesse effettivamente quella consistente quantità di denaro tra Recovery Fund e acquisti dei titoli di stato in quale direzione dovrebbero convergere gli investimenti nell’immediato?

"Su questo tema ci sono ancora molte perplessità che devono essere chiarite. Si parla molto per slogan, la stessa Von Der Leyen è interventuta in Parlamento, ma la soluzione è ancora lontana. Risorse sul piatto per adesso non ce ne sono e se arriveranno, saremo già nel 2021, con tantissime attività che ancora stanno scontando gli effetti del lockdown legato all'epidemia di Covid-19. Sarà nostro compito vigilare perché non si ripetano episodi che implichino una cessione di sovranità del nostro Paese così come avvenuto durante il Governo Monti. Se l'Europa vuole dimostrare il senso della propria esistenza, lo deve dimostrare con i fatti, e non solo con gli annunci. Non vogliamo che siano introdotti nuovi vincoli, che nel lungo periodo andranno a pagare i cittadini europei. Lo spettro di nuove tasse altro non farebbe infatti che ricadere sulle spalle dei consumatori, aggravando una crisi che stiamo appunto combattendo senza mezzi né aiuti. L’Europa deve sostenere l’Italia senza esitazioni dando finalmente quelle risposte che le nostre imprese, dal turismo all’agricoltura, aspettano non solo da mesi, ma da anni. Utilizzare queste risorse solo sotto forti condizionalità, come hanno più volte ripetuto Dombrovskis e altri, comporterebbe ancora una volta una cessione di sovranità da parte del nostro Paese, lasciando l’Europa a decidere le sorti degli italiani. Mentre la soluzione della Lega e di Salvini è sempre stata quella di vedere la Bce come una vera e propria banca centrale.I tempi proposti per questo ambizioso piano rischiano invece di essere molto più lunghi della stessa emergenza legata al coronavirus ma la nostra economia non ha, purtroppo, tutto questo tempo a disposizione. Questa è davvero l’ultima chiamata per dimostrare che l’Europa non è quella dei burocrati di Bruxelles ma quella dei popoli".
 
Come Lega avete sempre difeso a spada tratta il “Made in Italy”. È una prerogativa anche dell’agenda europea delle altre forza politiche.

"Non si tratta solo di una battaglia ideologica, ma di una visione strategica che difende imprese e posti di lavoro. In un mercato sempre più globalizzato e competitivo il "made in Italy" è sinonimo di qualità ed eccellenza e milioni di persone riconoscono nei prodotti italiani una garanzia di fiducia e soddisfazione che ne giustifica il valore e lo spazio acquisito sul mercato. Purtroppo dobbiamo difendere queste eccellenze da una competizione selvaggia che non ha lo stesso background degli standard qualitativi italiani. L'Europa in questo non ci aiuta per niente, anzi tende ad omologare i prodotti andando a danneggiare quel bagaglio storico e culturale che il "made in Italy" rappresenta. Dobbiamo evitare che le nostre aziende fuggano all'estero, cercando regimi fiscali agevolati, magari intervenendo direttamente sulla tassazione sul costo del lavoro ed allo stesso tempo dobbiamo difenderci dalle imitazioni che vengono dai paesi europei ed extraeuropei ed anche, più recentemente, dalle demonizzazioni ideologiche di alcuni prodotti. In campo alimentare, ad esempio, dove l'Italia rappresenta un punto di riferimento mondiale per la civiltà della tavola e dell'enogastronomia, non solo lottiamo ogni giorno contro la commercializzazione di prodotti che richiamano ad alimenti tipici della Penisola ma, più recentemente, abbiamo visto una vera e propria crociata salutista scagliarsi con forza contro alcuni prodotti che sono alla base della nostra dieta mediterranea. Si tratta del "nutriscore" su cui io stessa ho presentato una interrogazione alla Commissione Europea e su cui sono intervenuta anche in aula a Strasburgo. Con il nutriscore molti prodotti risulterebbero ad esempio fortemente penalizzati. Coldiretti stima che quasi l'85% in valore dei D.O.P. Made in Italy sarebbe bocciato da tale sistema. Il nutriscore altro non è che un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari che semplifica l'identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare utilizzando una scala cromatica ed una alfabetica. In base a questo sistema risulterebbero altamente sconsigliati i prodotti della tradizione italiana come Parmigiano reggiano, pecorino romano, gorgonzola, prosciutto, olio e mozzarella mentre sarebbero promosse bevande gassate come Pepsi light, Coca Cola zero e Red Bull sugar free. L'eventuale applicazione di questo sistema di etichettatura comporterebbe il rischio di una banalizzazione alimentare irrazionale e pericolosa per il consumatore finale, oltre che un danno per centinaia di migliaia di piccole e medie imprese italiane che sono il nostro tessuto produttivo principale e che danno lavoro a migliaia di persone nel comparto agroalimentare".

Sezione: Esclusive / Data: Dom 21 giugno 2020 alle 10:30
Autore: Luca Cavallero
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