La mozione di sfiducia (respinta) avanzata dalla coalizione di centrodestra nei confronti del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha costituito indubbiamente un autentico banco di prova per il Governo Conte: al momento il premier rimane saldo al timone di un esecutivo variegato e - almeno ufficialmente - compatto, ma nelle prossime settimane potrebbero aver luogo eventuali "rimpasti" in alcuni dicasteri (si parla di un possibile ministero a Maria Elena Boschi, che nella giornata di ieri avrebbe incontrato Conte medesimo).

In merito a tali tematiche, la redazione di Politicanews.it ha intervistato in esclusiva Marco Campomenosi, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo.

Partiamo dal tema sfiducia Bonafede: avevate eventuali aspettative sulla convergenza di Matteo Renzi?

"Nessuno aveva dubbi su quelle che sarebbero state le mosse di Renzi: è stato il suo ennesimo bluff. Il suo è un micro partito che esiste nel momento in cui riesce a stare in un Governo ed essere determinante. Proprio lui, che in passato si lamentava dei partitini e dei loro ricatti: il suo scopo è mantenere in vita questo esecutivo, con i M5S che, in forte difficoltà, possono accontentarlo su qualsiasi cosa. Sull'imbarazzante vicenda Bonafede, l’unica opzione erano le dimissioni del Ministro: la sua responsabilità politica su quanto accaduto è innegabile."

La mozione è stata anche un’occasione per ricompattare nuovamente il centrodestra, con Forza Italia che nelle scorse settimane si era dimostrata distante da voi, soprattutto sui grandi temi di impostazione economica...

"Mentre in Italia amministriamo insieme centinaia di comuni e importanti regioni, con un rapporto leale e un lavoro quotidiano concreto per dare risposte ai problemi dei cittadini, in Europa, Lega e Forza Italia appartengono a differenti famiglie politiche. Il loro gruppo di appartenenza, il Ppe, ha sempre sostenuto - così come i socialisti, di cui fa parte il Pd - ha sempre sostenuto tutti i provvedimenti, i regolamenti e le direttive che noi negli anni abbiamo criticato, che purtroppo hanno fatto sì che in questo ventennio l’Europa fosse la zona del mondo che cresceva meno. Sapevamo che questo sistema di regole non sarebbe stato adatto per uno shock esogeno: lo shock è purtroppo arrivato con il virus, il sistema è crollato. Forza Italia, chiaramente, difende alcuni degli strumenti che ha sostenuto a livello europeo. Noi siamo da sempre contrari al Mes, disciplinato dall’art. 136 del Tfue e rivisto pochi anni fa dal regolamento del 2013 che ne disciplina utilizzo e condizionalità: Lega e Forza Italia hanno seguito le proprie famiglie politiche, dando interpretazione diversa ai vari strumenti europei".

Il governo e la maggioranza dunque perdurano. A suo giudizio alla fine questo esecutivo finirà per avvalersi del Mes?

A mio avviso il Governo si avvarrà del Mes. Questo avrà effetti molto negativi, per le condizionalità e le ripercussioni sulle spalle degli italiani, e perché darà al mondo e ai mercati un’idea falsa dell’Italia. A differenza della Grecia di qualche anno fa, noi abbiamo accesso ai mercati, le vendite di Btp di questi giorni lo dimostrano. Rispetto a Paesi come Spagna, Grecia, Portogallo, l’Italia ha un tessuto produttivo che, nonostante l’insostenibile burocrazia e le tasse opprimenti è forte e importante, determinante anche per il futuro stesso dell’Europa. Spero che l’esperienza di questo Governo possa terminare presto: ogni giorno in più con questo esecutivo incapace e inefficace, è un brutto giorno per i cittadini, i lavoratori e le imprese italiane.

Cosa non vi convince del Recovery Fund?

"Al momento, il Recovery Fund è una scatola vuota: non sappiamo con quali strumenti finanzieranno questo fondo. Conte è stato irresponsabile a parlare di uno strumento che prevede la presenza di cosiddetti “grants”, a fondo perduto: di questo non c’è evidenza. Non c’è nel documento franco-tedesco, probabilmente non è neanche ammesso dai trattati che regolano l’Ue. Va ricordato che l’Italia è un contributore netto del bilancio dell’Unione Europea, lo scorso anno abbiamo versato 15 miliardi per riceverne solo 9 indietro. Il Recovery Fund verrà inserito come gli altri programmi dell’Ue all’interno del bilancio Ue, che si può finanziare con maggiori contributi da parte degli Stati membri - e noi già versiamo tantissimo - oppure con risorse proprie, ovvero con tasse. Questo non è sostenibile. La risoluzione del Parlamento Europeo su cui noi non abbiamo votato a favore prevede che uno degli strumenti per finanziare il Recovery Fund potrebbe essere una tassa europea sulla plastica: l’industria chimica è una delle eccellenze produttive italiane, possiamo immaginare quale sarà dunque il Paese che verserà di più per questo strumento. Non sappiamo ancora quale sarà l’ampiezza dello strumento, che partirà solo dal 2021, e non è detto che all’Italia convenga davvero: se saremo fortunati, al nostro Paese saranno dati dai 60 ai 90 miliardi divisi in tre anni, quindi 20-30 miliardi l’anno dal 2021 in poi. Ma attenzione, non sarà uno spostamento di denaro: questi fondi saranno dati con programmi, regole, priorità, linee guida stabilite dalla Commissione Europea. Sarà Bruxelles, non l’Italia, a decidere come investire il denaro, magari con richieste che non collimeranno con gli interessi del nostro sistema produttivo. Non aiuterà tutte le imprese, solo alcune, secondo linee guida stabilite molto lontano dall’Italia".

Tamponi, reagenti, guanti, protezioni e test sierologici scarseggiano drammaticamente in Italia: avete sollevato la questione in sede europea? Quali riscontri avete ricevuto?

"In sede europea abbiamo sollevato diverse questioni fin dall’inizio, sin da quando a Bruxelles si sottovalutava l’emergenza Coronavirus, poi c’è stata una fase in cui si pensava che fosse un problema prettamente italiano, poi finalmente hanno capito tutti la portata dell’epidemia. Noi non produciamo più strumenti e dispositivi che oggi sono fondamentali perché questa Unione Europea negli anni ha favorito la delocalizzazione, facendo in modo che i Paesi dell’Ue si servissero dell’Asia per le produzioni che, solo oggi, ci siamo accorti fossero essenziali. La Lega ha sempre contestato le politiche commerciali condotte da Bruxelles, che purtroppo ha la competenza esclusiva. Ci siamo sempre opposti, spesso non trovando la necessaria sponda dalle categorie, che magari avevano interesse a delocalizzare pensando che globalizzazione selvaggia avesse solo prospettive di crescita infinite. Ma questo ci siamo accorti non essere vero. Abbiamo anche denunciato la pessima gestione della crisi da parte della OMS e la mancanza di trasparenza delle autorità cinesi. Non solo: da tempo solleviamo la questione dei problemi alle dogane, la mancanza di medicinali, evidenziando anche problemi nei trasporti e nella logistica: io stesso sarò relatore in Commissione trasporti su questo tema".

Quale giudizio dà alla vicenda Fca-Crysler?

"Da tanti anni la Lega pone il problema di come alcuni paesi dell’Ue approfittino per attirare aziende italiane, facendo una concorrenza fiscale aggressiva, che la Commissione Europea permette senza colpo ferire. C’è qualcosa che non funziona, dunque. Se è legittima la richiesta che ha fatto l’azienda - che sta diventando francese e che ha le proprie sedi legali amministrative tra Londra e Amsterdam - è ovvio che l’aiuto deve essere dato. Spero tuttavia che questo Governo, che finora ha mostrato tutta la sua incapacità, abbia la possibilità di porre loro delle condizioni: se per dare 600 euro a un cittadino in difficoltà si chiedono sfilze di documenti, a una multinazionale si possono porre condizioni importanti come non conferire dividendi ai soci per quest'anno".

Fronte sondaggi la Lega resta la forza politica più votata, ma avete perso punti percentuali: qual è la sua chiave di lettura?

"Mi sono iscritto in Lega a 16 anni, nel 1992. Ho visto tanti alti e bassi. Chi è in Lega da tanto tempo, come lo stesso Matteo Salvini, non si lascia impressionare dai sondaggi, né quando sono promettenti, né quando sembrano negativi. Credo sia fisiologico che il partito che più di tutti è in mezzo alla gente, presente ovunque anche nel più piccolo paese, oggi paghi più degli altri le limitazioni, il fatto che i nostri diritti politici siano stati di fatto sospesi per via dell’emergenza. Io non torno in Liguria da settimane, sono rimasto a Bruxelles a svolgere il ruolo di capo delegazione, non ci sono collegamenti aerei, gli spostamenti sono molto difficili, questo rende difficile anche per me e per ciascuno degli eletti stare in mezzo alla gente, sui territori. Sono ottimista, confido che non appena sarà possibile tornare a riunirsi, incontrare la gente, il consenso possa tornare quello di prima. In ogni caso, mi sembra che anche i peggiori sondaggi indichino la Lega come il primo partito in Italia: nessun dramma".

Sezione: Esclusive / Data: Gio 21 maggio 2020 alle 10:30
Autore: Luca Cavallero
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